Rcs, anche Rotelli vuole salire ma le azioni non ci sono più

Dopo Diego Della Valle, anche Giuseppe Rotelli vorrebbe salire nel capitale di Rcs. «Sono acquirente, l’ho detto in tutte le lingue» ha confermato ieri durante l’assemblea della società editrice del Corriere della Sera». Rotelli è titolare di un 11% del capitale. Mentre Della Valle, con il 5,4%, vorrebbe arrivare al 20%. Ma tra i due c’è una differenza: il primo non è nel patto di sindacato che raccoglie il 65,6% del capitale e potrebbe acquistare i titoli sul mercato. Il secondo invece, socio del patto, deve sottostare alle regole ferre che ne impediscono gli acquisiti oltre certi limiti. E in ogni caso fuori dal patto. Per entrambi però c’è un ulteriore difficoltà: di azioni in giro ce ne sono assai poche. Oltre al 65,6% del patto, tra Rotelli, Benetton e Toti c’è un altro 21,4% fuori mercato. Oltre a uno 0,6% di azioni proprie. In altri termini in circolazione c’è poco più del 12%: bastano pochi acquisiti per creare le condizioni del delisting. Che però non rientra nei piani, come ha detto ieri il presidente di Rcs Pier Gaetano Marchetti. Inoltre è nota la perplessità di Giovanni Bazoli, presidente di Intesa, a modificare l’attuale equilibrio. In ogni caso qualcosa si sta muovendo, perché Marchetti ha confermato di aver ricevuto un mandato dai grandi soci sul «possesso azionario o i movimenti di azioni» nel gruppo, precisando che si tratta di una «ricognizione della disciplina giuridica».
E ieri l’assemblea ha dato l’ok al cambio di statuto, preliminare alla semplificazione del gruppo con la fusione di Rcs Quotidiani, Periodici e Pubblicità nella holding, che cambia oggetto sociale. Mentre l’ad Antonello Perricone avrà un incontro con dirigenti e direttori della Periodici per rilanciare le testate di cui è saltata la vendita nei giorni scorsi. La convinzione è che si possa recuperare la situazione economica degli otto periodici (Novella 2000, Max, Astra, Il Mondo, Visto, Ok Salute, Costruire e Costruire Impianti, per un totale di 72 giornalisti). «Ci sono dei numeri con marginalità negativa - ha spiegato Perricone -, ma non tale da non poter essere recuperata con un’azione incisiva come quella che ci apprestiamo a fare».

Con il riassetto sono stimati «risparmi diretti pari a 3-4 milioni di euro l’anno», ha spiegato Perricone. Che ha poi negato che siano in corso trattative sull’immobile sede storica del Corriere di Via Solferino a Milano: Esiste un’ipotesi di valorizzazione degli immobili, ma «non c’è alcuna trattativa in corso».

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