È vero. La «realtà aumentata» funziona. L'«augmented reality», per dirla all'inglese così sembra tutto più serio, funziona proprio. Non serve neppure provarla, basta documentarsi, basta leggerne le caratteristiche. Io l'ho fatto. Ed è successo. Come d'incanto è aumentata la mia voglia di fuggire e ritirarmi in un podere in cima a una collina della Toscana e in mancanza del podere e della Toscana va benissimo un prato tanta è la fretta di scappare. Ed è aumentato il desiderio di passare più tempo con un libro in mano; è aumentato il bisogno di accendere il pc solo quando MI serve e non perché GLI affido chiavi in mano il tempo libero. È aumentata persino la voglia di parlare con i miei vecchi perché raccontino le cose che non ricordo di quando ero troppo piccolo, cose che conoscono solo loro e che nessun google sarà mai in grado di narrare.
Semplificando, spiegano gli esperti, l'«augmented reality» è un software che, tramite display e telecamere di telefonini e smartphone puntati verso un oggetto trattato appositamente, è in grado di aggiungere alla visione tradizionale tutta una serie di informazioni e dati che, apparendo sugli schermi, espanderanno la nostra conoscenza. In pratica si aumenterà la percezione della realtà per mezzo di oggetti virtuali elaborati dal software. Avete presente la visiera del casco dei piloti dei caccia? Scritte luminose si sovrappongono alla visione del pilota per offrirgli dati su missione e volo senza che debba distogliere lo sguardo. Ecco, a noi capiterà che in missione al supermercato - ne sono certo, saranno queste le prime applicazioni -, in volo fra gli scaffali, puntando il telefonino sulla scatoletta di carne, sul display potremo leggere virtualmente la data di scadenza. Il tutto senza la terribile fatica di afferrarla e leggere. Magari, nel contempo, arriverà anche un bel messaggio che ci invita a comprare l'ultima novità in tema di scatolame: la carnina al carciofo. Certo, ci saranno anche applicazioni erudite, al museo, davanti a un quadro, con parole virtuali che appariranno ai lati di un Tintoretto. Però mi domando: e studiare? E memorizzare? E apprendere? E tramandare? Puff.
Forse anche per questo ho proprio una gran voglia di correre dai miei vecchi per farmi raccontare del tempo che fu. Così aumento la mia realtà. Quella passata, però.
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