Matteo Renzi studia da leader, è chiaro. Sì, ma cosa farebbe Renzi con gli alleati? Forse si comincia a capire da quel che dice, e che fa, il sindaco di Firenze. Ha fatto molto arrabbiare l'Italia dei Valori, innanzitutto, il rimpasto che ha lasciato definitivamente fuori dalla porta di Palazzo Vecchio i dipietristi. E che non si tratti di una rottura casuale lo confermano le dichiarazioni di ieri, inequivocabilmente dirette ad Antonio Di Pietri. «A me piace il politico che pensa al futuro dei figli. Non come fa qualche leader, anche del centrosinistra, che pensa al futuro dei figli mettendoli in lista in Consiglio regionale. Questo è un modo di pensare al futuro del proprio figlio che non mi convince. Ogni riferimento ad Antonio Di Pietro è casuale» ha detto Renzi, ospite dell'emittente fiorentina «Controradio», riferendosi alla candidatura del figlio dell'ex pm alle prossime elezioni regionali in Molise.
E con l'altro alleato del Pd, ovvero Nichi Vendola, come va (o come andrebbe)? «Abbiamo idee diverse sull'economia, e non ho mai pensato che potessimo pensarla allo stesso modo su tutto, ma credo che ci sia un rapporto di simpatia reciproca e io stimo la sua passione». Questo il giudizio di Renzi, consapevole però che le differenze, politiche e culturali, con il leader di Sinistra, Ecologia e Libertà, sono vastissime. «Certo ci sono storie diverse - ha ammesso - e io non avrei mai fatto cadere il governo Prodi nel 1998 come hanno fatto loro», ha aggiunto infatti. Parlando proprio a Firenze, Vendola ha contraccambiato in pieno, confessando di avere «molta simpatia umana, non politica» per Renzi, ma criticando soprattutto il fatto che il sindaco di Firenze si schierò per Marchionne all'epoca del referendum di Mirafiori, invece che con la Fiom.
«Al netto di questo - ha concluso il sindaco fiorentino - con Vendola abbiamo opinioni diverse sul come cambiare il futuro dell'economia in questo Paese, però credo che ci sia il desiderio comune di uscire» da questa fase.
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