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La rivelazione di Tarantini su Sky: "Mi offrì milioni per infangare il Cav"

E' una bomba il verbale secretato di Tarantini. Complotti, intrighi internazionali, proposte indecenti, ma di denaro da parte di Murdoch per comprare i suoi segreti. E poi affari su affari, lobby occulte battenti bandiera dalemiana che condizionano i rapporti fra business e politica in Puglia

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

È una bomba il verbale secretato di Gianpaolo Tarantini. Complotti, intrighi internazionali, proposte indecenti, ma di denaro da parte del tycoon «spione» Murdoch per comprare i suoi segreti. E poi affari su affari, lobby occulte battenti bandiera dalemiana che condizionano i rapporti fra business e politica in Puglia, i sospetti sulla «scossa» annunciata dal Lìder Maximo. Gli incontri di Gianpi con D’Alema col quale, dice, ha cenato, viaggiato in barca, e persino giocato a carte. Ma Tarantini va oltre, e racconta d’aver chiesto al braccio destro imprenditoriale di D’Alema di informarsi sulle sue inchieste presso gli «amici» in procura. Il deposito degli atti sull’inchiesta delle escort a casa del premier porta alla luce anche l’interrogatorio top secret di Gianpi, rimasto per quasi due anni blindato nei cassetti della procura, nel quale il 6 novembre 2009 il re delle protesi racconta il malaffare pugliese e le relazioni affaristiche all’ombra del centrosinistra nel tacco d’Italia. Dal senatore Tedesco all’ex vice di Vendola Frisullo, dall’ombra di D’Alema De Santis (socio in Ikarus di Baffino) all’imprenditore Intini, dall’allora coordinatore del Pd Mazzarano al banchiere De Bustis, passando per l’avvocato Castellaneta, indagato per prostituzione nell’inchiesta a luci rosse, e considerato con Tarantini la testa di ponte della «cupola d’affari» (l’espressione è dei pm) che puntava agli appalti di Stato. Ecco il verbale senza omissis. Da leggere tutto d’un fiato.

LA RAGNATELA ROSSA
«Sono a conoscenza di una lobby della quale fanno parte De Santis, Castellaneta, Mazzarano, Frisullo, Intini, Maniglio che decidono l’aggiudicazione degli appalti in Puglia in materia sanitaria e nei lavori pubblici».

DA TEDESCO AL «SOCIO»
Dopo aver raccontato i suoi burrascosi rapporti con le imprese di famiglia dell’ex assessore alla sanità, il dalemiano Alberto Tedesco, diventato senatore per sfuggire all’arresto imminente, riferisce di aver costituito nel 2005 «la System Medical srl con (...) Totò Castellaneta (l’avvocato indagato in concorso con Gianpi, ndr)». Era l’anno in cui fu eletto Vendola. «Castellaneta lo avevo conosciuto perché ero amico di Roberto De Santis», da sempre vicinissimo a Massimo D’Alema. «De Santis mi chiese di aiutarlo mettendolo in società, in cambio mi avrebbe dato una mano rilevante con i politici del centrosinistra in ragione della circostanza che era uno dei più stretti collaboratori dell’onorevole D’Alema (...). Non entrammo formalmente in società né io né mio fratello per poter partecipare alle gare senza comparire. Il fatturato non fu rilevante tanto che entrai in contrasto con Castellaneta (...) che liquidai nel 2007 attraverso l’emissione di fatture apparentemente emesse per consulenze (30.000/40.000 euro a titolo di liquidazione)». I due, come è noto, torneranno successivamente in affari tra escort e Finmeccanica.

ABBIAMO UN FIDO UNIPOL
Non siamo alla frase «abbiamo una banca», ma almeno il fido all’Unipol Castellaneta lo garantisce all’amico Gianpi. «Attraverso Totò Castellaneta ho avuto un fido di 100mila o 200mila euro di anticipo fatture presso la Unipol Banca sede di Bari via Melo il cui direttore era suo amico (...) In quegli anni ho condotto una vita esagerata spendendo molti soldi».

IO, CONSULENTE PER INTINI
Gianpi riferisce la genesi dei suoi rapporti con Enrico Intini, imprenditore di Noci vicino a D’Alema e intercettato nell’inchiesta sulle escort mentre con Tarantini tenta il business con Finmeccanica. «Nel 2008, cedute le quote Tecnohospital, iniziavo una collaborazione informale con Intini (...) e costituivo la GC Consulting con mio fratello Claudio. La società doveva servire per fatturare a Intini e prelevare danaro dalla Tecnohospital. Intini in seguito mi fece un contratto per 150.000 euro anno (...) che aveva ad oggetto il procacciamento di business; siccome all’epoca stavamo lavorando bene su Finmeccanica, ero convinto che tali rapporti mi avrebbero garantito per quella somma e che, inoltre, avrei avuto altro danaro attraverso le commesse che avrebbe avuto la sua società (...). I contatti con Finmeccanica li ho sempre tenuti io anche se Intini era già conosciuto in Finmeccanica perché la Sma era stata rilevata da loro». Li aveva avviati lui a seguito «di un incontro che io e Intini avevamo avuto con Bertolaso a cui arrivammo perché fui presentato a lui da Berlusconi durante una cena. Successivamente presi un appuntamento con lo stesso per il tramite del presidente» a cui chiese un favore per sé e per Intini. Era fine ottobre/novembre 2008: «Mi rivolsi a lui per il tramite dell’avv. Castellaneta, proponendogli di chiedere qualcosa al presidente. Intini mi rappresentò il desiderio di entrare in rapporto con la Protezione civile».

IL BUSINESS AEROSPAZIALE
E così fu. Gianpi e Tarantini, via Cavaliere, incontrarono Bertolaso che «ci disse che Finmeccanica aveva costituito una società mista con la Protezione civile (...) forse Selex Management o Selpro, e ci invitò ad andare da Finmeccanica. Intini già sapeva il nome del responsabile di quella società (...). Fui io, attraverso Rino Metrangolo (dirigente di Finmeccanica che si è dimesso dopo lo scandalo delle escort, ndr) persona che avevo conosciuto attraverso Lea Cosentino, a prendere contatti con Lunanuova, dirigente della Mista».

SOLDI COL TERREMOTO
Gianpi spiega l’evoluzione dei progetti per aggiudicarsi qualche appalto. «Mi dissero che avremmo potuto partecipare all’interno di un’Ati nella quale avrebbe potuto trovare posto la Sma di Intini. Portai Intini da Lunanuova e iniziammo a vedere lavori, progetti ecc.; non si concretizzò nulla perché, sebbene il terremoto a L’Aquila avrebbe consentito di realizzare opere stradali attraverso la Sma di Intini, la notizia della perquisizione da me subita determinò una presa di distanza da parte di Metrangolo e Lunanuova».

BARCHE, OROLOGI E RISTORANTI
Il rapporto di Gianpi col fedelissimo di D’Alema? Eccolo. «De Santis l’ho conosciuto nel 2003 perché aveva una relazione con Barbara Barattolo, mia amica». Diventarono amici. «Nel 2005-’06 De Santis mi presentò Frisullo e Cosentino (manager Asl, ndr). Per ricompensarlo delle conoscenze che mi aveva fatto fare gli pagai una vacanza in barca a Saint Tropez nel luglio 2008 (10mila euro alla soc. Mangusta) a lui, a Castellaneta, Francesco Nettis (titolare di una ditta che eroga gas) e delle ragazze loro amiche; gli ho inoltre regalato 2 o 3 orologi costosi del valore complessivo di circa 60mila euro (...). Ha avuto a disposizione macchine, autisti, ho pagato ristoranti».

SPUNTA LA TURCO
Molti agganci eccellenti quelli forniti da De Santis all’amico: «Mi presentò anche Michele Mazzarano, vice coordinatore regionale Pd, Mario Loizzo, assessore ai trasporti; una volta mi inviò dal ministro Livia Turco, ministro della Sanità nel governo Prodi, per un progetto sulla tracciabilità delle sacche di sangue. Non ho mai ricevuto favori da queste ultime persone».

IO, D’ALEMA E IL BURRACO
D’Alema aveva negato di conoscerlo ma lui, Tarantini, giura di averlo incontrato più volte grazie a De Santis, e non solo. «Ho conosciuto, tramite De Santis, l’on. D’Alema; l’incontro avvenne a Ponza nell’estate 2007; io De Santis e Giuseppe Fortunato, all’epoca capo della segreteria di D’Alema, fummo invitati con le nostre mogli a fare una vacanza sulla barca di Francesco Maldarizzi; prima di imbarcarci avevamo saputo che a Ponza c’era D’Alema con un’altra barca. Ci imbarcammo a Civitavecchia (in realtà Gaeta, ndr) sulla barca di Maldarizzi e raggiungemmo D’Alema a Ponza; la sera andammo a cena a ristorante con D’Alema, la moglie i figli e altre coppie amiche loro. Il giorno successivo anche D’Alema fu ospite di Maldarizzi e poiché la sua barca doveva fare un altro giro ci chiese di accompagnarlo a Civitavecchia con moglie, figli e scorta (...). In quell’occasione parlai con D’Alema e facemmo anche un burraco insieme (...). Ho rivisto D’Alema in più occasioni durante la campagna elettorale 2008 a casa di Maldarizzi e in occasione della famosa cena della Pignata».

A TAVOLA CON MAX
Un mistero questa cena. «Pagai quella cena su richiesta di Mazzarano e De Santis; lo feci senza ricevere nulla in cambio, in compenso invitammo sia io che Mazzarano quasi tutti i direttori generali delle cliniche baresi; ritenni comunque che la cosa avrebbe potuto avvantaggiarmi in quanto mi avrebbero visto con D’Alema (...). Non ho più rivisto D’Alema; sono sicuro di questo. Nell’estate del 2008 l’ho intravisto in Sardegna; ricordo che in un’occasione chiamai De Santis, che stava anche lui in quei giorni; ci sentimmo ed io lo raggiunsi con mia moglie con un gommone. De Santis stava sulla sua barca solo con moglie e figli; su una barca vicina (...) c’era D’Alema con altre persone. Non lo salutai perché non avevo confidenza con lui (...). Dissi a mio cognato che con De Santis c’era Massimo D’Alema perché sapevo che De Santis trascorreva le vacanze con D’Alema e immaginai che avrebbero potuto essere insieme».

IL BANCHIERE DALEMIANO
E ancora. «Mazzarano mi chiese di finanziare il Pd durante la campagna elettorale del 2008; gli dissi che ne avrei parlato con De Santis che mi disse di finanziare dando buoni benzina, per un valore di 1.500 a Gianni Sicolo, collaboratore del De Santis che svolge per lui anche mansioni di autista. Sempre attraverso De Santis, nel 2008 ho conosciuto Vincenzo De Bustis (banchiere vicino a D’Alema, ndr).

LA TALPA IN PROCURA
L’ultima richiesta a De Santis è da brividi. «A maggio 2009, dopo la perquisizione chiesi a De Santis, durante una cena alla Pignata, di informarsi per capire che tipo di indagine si stava svolgendo sul mio conto». Glielo chiese «per via delle sue conoscenze con persone di sinistra che avrebbe potuto farlo». De Santis prende tempo, gli farà sapere, dice. Passa un giorno e niente, Roberto non chiamava. Il giorno successivo De Santis, parlando col fratello di Gianpi, gli aveva detto di trovarsi all’estero, precisando che «ciò non era vero in quanto lui lo aveva appena incontrato a Roma».

IL COMPLOTTO AL PREMIER
Cosa si nasconde dietro la scossa di D’Alema? Davvero si può parlare di fuga di notizie e di complotto? Tarantini ne è certo visto come si sono allontanati gli amici dalemiani. «Chiamai Intini lamentandomi del comportamento di De Santis e della delusione che mi aveva dato. La goccia che fece traboccare il vaso, e che mi induce oggi a pensare a un complotto orchestrato contro di me e Berlusconi, sono state le dichiarazioni rese da D’Alema dall’Annunziata. Dico questo perché De Santis inspiegabilmente era sparito dalla mia vita. In quei giorni incontrai Castellaneta esternando anche a lui la mia delusione per l’allontanamento di De Santis. Dopo l’intervista della D’Addario al Corriere incontrai De Santis a Roma rinfacciandogli che, pur sapendo quello che sarebbe successo (mi riferivo alla scossa riferita da D’Alema che secondo me presupponeva la conoscenza da parte di quest’ultimo della volontà della D’Addario di rilasciare un’intervista che mi coinvolgeva) non mi aveva avvertito. Negò di essere a conoscenza dei fatti». L’indomani altro incontro: «Parlammo di Frisullo e io dissi che avrei potuto coinvolgere anche Frisullo avendo mandato anche a lui delle donne (...)».

«LA SCOSSA? D’ALEMA SAPEVA»
Sapeva o non sapeva, Baffino? «Sono convinto che D’Alema sapeva tutto, non riesco ancora a spiegarmi perché dal 15 maggio è cambiato il mio rapporto con De Santis».

UNO SCOOP PER MURDOCH
Il tycoon dello scandalo del News of the word avvicinò Giampi. Ecco qua: «Dopo che era esploso lo scandalo D’Addario, ero stato contattato anche da Murdoch che mi aveva proposto un contratto miliardario che avevo rifiutato (...)».

LA D’ADDARIO MI HA ROVINATO
Sulla regina del presunto complotto, Tarantini sfoga la sua rabbia. «La D’Addario mi ha rovinato la vita, ha distrutto il mio rapporto con Berlusconi, mi ha distrutto economicamente. Il Presidente non ha mai immaginato che pagavo le ragazze né che alcune di quelle che portavo fossero dedite alla prostituzione. Le presentavo come amiche (...).

Complessivamente avrò speso 50mila euro tra viaggi, soggiorni e gettoni alle ragazze».

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