Rom, in Europa vietano all’Italia di parlare

A Bruxelles una delegazione di nomadi impedisce al sottosegretario Roccella di intervenire in un clima sereno. Maroni: "Critiche frutto soltanto di ignoranza. Continuiamo sulla nostra strada". Ronchi: "C'è pregiudizio ideologico"

Rom, in Europa vietano all’Italia di parlare

Bruxelles - Una fila di fuoco che ha scatenato un caso diplomatico e la protesta ufficiale dell’Italia. Il primo vertice europeo sui rom svoltosi ieri a Bruxelles si è trasformato in un tiro al piattello contro i rappresentanti italiani: prima il plauso del presidente dell’eurogoverno, José Manuel Barroso, agli slogan contro la schedatura su base etnica, poi le dure critiche da parte del miliardario ungherese George Soros.

Paladino della questione rom e fortemente critico con l’Italia è stato il magnate che in qualità di presidente dell’Open Society Institute - una fondazione che si occupa tra le altre cose di difesa dei diritti umani - ha dato il via alla pioggia di critiche sui provvedimenti del governo italiano sulla sicurezza, ha invocato l’intervento della Corte di giustizia della Ue: «Il modo in cui le autorità italiane hanno affrontato la questione dei rom è sbagliato, non è un problema sicurezza, le impronte e le schedature sono illegali, spero che la Corte di giustizia condanni tali misure». Anche Barroso non ha nascosto il suo appoggio alla causa dei nomadi: «Il problema dell’integrazione dei rom è urgente, considerando che una grande fetta di questa popolazione vive in condizioni non accettabili nel XXI secolo».
Poco dopo però Soros è stato smentito dal commissario alla Giustizia e Libertà, Jacques Barrot, che ha radicalmente smontato le accuse: «I testi normativi sui censimenti dei campi rom in Italia sono in linea con le leggi europee, Soros ignora i fatti o è in malafede». La polemica con l’Italia ha però toccato un nuovo picco quando il sottosegretario alle Politiche sociali, Eugenia Roccella, ha iniziato il suo intervento. Roccella ha spiegato che in Italia, «a causa del flusso migratorio più ampio», si è determinata «una situazione di emergenza» che ha richiesto dei provvedimenti urgenti.
I rappresentanti dei rom a questo punto hanno abbandonato l’aula. «Sono contestazioni di tipo ideologico dovute alla mancanza di informazione - ha replicato il sottosegretario - se si leggessero le linee guida che hanno seguito le ordinanze tanto contestate si vedrebbe che non c’è alcun problema di discriminazione». Ma mentre la Roccella difendeva l’operato del governo, nella sede dell’Europarlamento la commissione Libertà civili prendeva atto della bocciatura, da parte del proprio Servizio giuridico, del decreto italiano di luglio sulla sicurezza, a causa delle disposizioni che considerano lo status di immigrato clandestino come un’aggravante per chi commette un reato.

In serata il rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea, ambasciatore Nelli Feroci, ha protestato, tramite una lettera indirizzata al Commissario Wladimir Spidla, per il fatto che non sia stato consentito alla Roccella di pronunciare il proprio intervento in un clima sereno. «È ora di finirla di accusare l’Italia di non rispettare le norme. Intendo dimostrare che l’Italia è tra i primi paesi in Europa, se non il primo, per le politiche di inclusione».

Questo il commento sull’accaduto del ministro dell’Interno, Roberto Maroni. «Noi siamo il Paese più esposto sul fronte dell’immigrazione clandestina, siamo il paese che sviluppa le migliori politiche di inclusione per tutti i richiedenti asilo, molto più di quanto fanno altri paesi europei».

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