Delicatezza, liricità, cura dei dettagli che sono tratteggiati con la sapienza di un attento pittore. Questo lo stile di Alma Abate, autrice di «La casa del tempo scandito», nata in Libia e che divide ora la sua vita tra Milano e l'entroterra di Finale Ligure.
La Liguria è per lei di sicuro fonte preziosa di ispirazione visto che è proprio una valle del ponente ligure, e poi, più ancora, una casa, protagonista di questo poetico romanzo.
Siamo nei primi anni del novecento e in un paesino, ove la natura circostante crea una atmosfera magica, si muovono personaggi la cui dura vita spinge a trovare i significati e la ragione esistenziale non solamente attraverso la tradizionale fede cattolica, ma anche attraverso la ricerca dei profondi misteri di quelle forze della natura che possono risultare utili all'uomo, se inteso come un tutt'uno con essa.
In un perenne e precario equilibrio tra istinto e realtà, razionalità e superstizione si dipana un racconto davvero suggestivo che non vale la pena di anticipare in nessun dettaglio.
Il romanzo è affascinante e piacevolmente scorrevole sia per lo sviluppo della vicenda sia per le precise descrizioni e caratterizzazioni dei personaggi e consente anche di riflettere su quanto possa essere sottile il confine tra ragione e emotività e come da tali conflitti possano nascere forti contrasti e addirittura superstizioni.
Alma Abate, «La casa del tempo scandito», MEF LAutore Libri Firenze, 153 pagg., 15
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