Rossi: "Resto, però mi sento un po' della Ferrari"

«I Gp mi mancano troppo: se la Rossa a 2 ruote mi vuole, io sono qui»

Nanni Scaglia

L’ufficializzazione del rinnovo del contratto con la Yamaha, come anticipato dal Giornale la settimana scorsa, è solo la conseguenza della rinuncia all’accordo con la Ferrari, la conferma di quello che ormai si sapeva da tempo. «Yamaha Motor Co. Ltd è lieta di annunciare che Valentino Rossi rimarrà con la fabbrica giapponese nel 2007, per la quarta stagione consecutiva in MotoGP», si legge nella nota formale, alla quale il team manager Davide Brivio aggiunge solo poche parole: «Siamo molto contenti e non ci è nemmeno costato di più», afferma senza naturalmente svelare la cifra, che approssimativamente si dovrebbe aggirare attorno ai 15 milioni di euro. Ma non sono certo i soldi che hanno fatto decidere Valentino a rimanere in sella alla Yamaha.
«Le moto sono la mia vita - dice convinto - non ero ancora pronto a rinunciarci, anche se sono un appassionato di auto. Avevo detto che avrei deciso seguendo il mio cuore e così ho fatto». In questa frase c’è tutto Rossi: i condizionamenti esterni non esistono, è sempre e solo lui a decidere e lo fa in base all’istinto, alle sensazioni, a quello che più gli piace nella vita. Guidare una F1 è sicuramente una bella esperienza, ma non paragonabile a sfregare l’asfalto con il ginocchio, a superare avversari come birilli, come Valentino è abituato a fare.
«È stata sicuramente una decisione difficile da prendere, perché ho avuto la possibilità di provare la migliore F1 su tre circuiti differenti, sempre con risultati positivi. A Fiorano ho girato a meno di mezzo secondo dal primato e per questo non è stato facile scegliere. Ma dopo aver provato a Valencia, ho visto l’atmosfera, la pressione da parte di tutti e ho deciso per le moto». Rossi entra nel dettaglio della sua scelta: «L’esperienza della F1 è nata per caso. Mi sono avvicinato a quel mondo per la prima volta quando sono andato in Australia per i test invernali del 2004 e assieme a Brivio siamo stati invitati a seguire il Gp a Melbourne. All’inizio sono stato un po’ sulle mie, ma ho avuto una accoglienza eccezionale da parte della Ferrari, dei meccanici, di Stefano Domenicali (il direttore sportivo, ndr). Lì abbiamo cominciato a pensare a questa sfida, che però non è come passare dalla Honda alla Yamaha, in un mondo che conosco perfettamente: per diventare pilota di F1 ci vuole prima di tutto una grande passione e una dedizione totale: ricominciare da capo a 27 anni è difficile».
Ma, soprattutto, Valentino non si è divertito più di tanto a guidare e, avendo la fortuna di poter scegliere cosa fare nella vita, ha deciso per la moto. «Il test di Valencia, che ho voluto io per vedere il mio potenziale, è stato decisivo. Sono andato forte, io e gli ingegneri sappiamo perfettamente con quanti chili di benzina ho girato e qual era il valore del 10 cilindri depotenziato. Ma nelle moto, il pilota ha molto più potere decisionale, può scegliere la migliore tattica di gara, come consumare le gomme, se superare o no. Insomma, sei solo, mentre in F1 c’è un sacco di gente che ti dice cosa fare. Per me è stato come un sogno entrare in quel team, del quale mi sento ancora di far parte in qualche modo. Ho avuto la fortuna di essere a fianco di Schumacher: è stato un signore, mi ha dato tanti consigli. La Ferrari mi offriva un posto da pilota ufficiale per il 2007: insomma avevo a disposizione il meglio, ma ho scelto le moto. Almeno per il momento». La voglia di auto, in fondo, ancora non gli è passata.

«Prima della fine dell’anno farò un rally - chiude il capitolo a quattro ruote per dedicarsi alla gara del Mugello -. Solitamente il Gp di casa mi carica, non mi mette pressione. E a Le Mans la Yamaha è tornata competitiva».

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