RomaTerapie personalizzate per curare al meglio la sclerosi multipla che è la prima causa di disabilità tra le giovani donne. Sono oltre 1800 le persone che ogni anno scoprono di soffrire di questa patologia invalidante e si tratta per lo più di donne tra i venti e i quaranta anni, destinate a confrontarsi per anni con le difficoltà e le limitazioni imposte dalla malattia. A Roma per due giorni i massimi esperti in questo campo, neurologi e rappresentanti delle istituzioni, discuteranno delle prospettive di cura durante il Best Evidence in multiple sclerosis. Levento si svolge al Maxxi ed è promosso dallazienda farmaceutica Teva Italia. Proprio la Teva ha sviluppato clinicamente il farmaco più usato per contrastare lavanzare della sclerosi, il Copaxone.
Giancarlo Comi, presidente della Società italiana di Neurologia, sottolinea come in Italia sia stata impostata in modo corretto la somministrazione dei farmaci sempre molto costosi e dalla posologia complessa. «Giusto che si sia scelto di distribuire i farmaci soltanto attraverso i centri competenti - spiega Comi - Anche perchè ogni paziente risponde in modo diverso e le cure dovranno essere sempre più personalizzate, una terapia su misura per ciascun malato». Al momento è in corso uno studio con lobiettivo di stilare un protocollo per test genetici che possano poi indirizzare il medico verso la cura più appropriata per il proprio paziente.
«Risalire al pool di geni che ci dicano poi come ogni singolo paziente risponderà alla somministrazione del farmaco - spiega Comi - Oggi si conoscono circa 90 geni in qualche modo legati al rischio di ammalarsi di sclerosi multipla ma nessun gene che abbia uninfluenza su quale sarà il decorso della malattia. Lo studio punta ad individuare i geni che ci possono rivelare quale sarà la risposta al farmaco».
La possibilità di curare davvero questa patologia oltre al sollievo per i malati e le loro famiglie rappresenterebbe anche un enorme risparmio. I malati di sclerosi spesso sono molto giovani, più della metà non riesce a svolgere alcuna attività lavorativa, e oltre il 65 per cento ha problemi di deambulazione.
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