Che Daniel Harding fosse un diavolo lo sapevamo per sua stessa ammissione: «Sono un tifoso del Man U - aveva dichiarato alla vigilia della prima della Scala -. Tifoso vero». Ma che fosse anche un supporter del Milan non era proprio noto a tutti. Quindi doppio diavolo.
Per chi non mastica è doveroso ricordare che il Manchester United, la squadra inglese per la quale Daniel Harding, il direttore dorchestra salito sul podio di Muti per la prima, fa il tifo, è comunemente nota con lo pseudonimo di Red Devils, ovvero diavoli rossi, così la squadra milanista, altrimenti nota come il Diavolo.
Daniel avrebbe volentieri visto il derby a San Siro di due domeniche fa ma non gli è stato possibile e visto lesito finale, meglio così per lui. Però gli avevano presentato Clarence Seedorf e a lui questo già bastava. Almeno fino a ieri, quando finalmente ha potuto mettere piede nella Scala del calcio e assistere al pokerissimo rossonero. Chi era seduto accanto a Daniel ha assicurato che il perfetto stile old british che dovrebbe caratterizzare un orchestrale di Sua Maestà, è andato tranquillamente a quel paese e il giovane maestro si è lasciato ammaliare da Kakà e i suoi fratelli. Tifoso vero, tanto che alla notizia del pokerissimo nerazzurro a Reggio Calabria pare abbia avuto un calo di zuccheri: «Oh no - avrebbe esclamato-, oh no». Prima di sprofondare nuovamente sulle poltroncine rosse del Meazza.
A quel punto è intervenuto il solerte Adriano Galliani, vicepresidente vicario rossonero, che per rianimarlo lo ha portato nelle segrete dello stadio fin dentro lo spogliatoio rossonero, dove Daniel ha finalmente potuto fare la conoscenza diretta di Kakà e dei suoi compagni di squadra.
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