Lo sceicco Nasrallah: «Entro due settimane lo scambio di prigionieri»

Hussam Dawiat era il terrorista perfetto: palestinese di Gerusalemme est, libero di circolare con una carta d’identità israeliana. Sembra che lo Shin Bet, il servizio segreto interno, non lo avesse mai segnalato come possibile affiliato a gruppi armati. Una specie di «free lance» del terrore arruolato dalle poco conosciute «Brigate degli uomini liberi della Galilea». La cellula è dedicata al «martire» Imad Mughniyeh, il leggendario terrorista di Hezbollah, saltato in aria lo scorso febbraio a Damasco. L’aspetto più inquietante è che il terrorista e l’attentato di ieri sembrano una fotocopia dell’attacco del 6 marzo alla scuola rabbinica Merkav HaRav, di Gerusalemme ovest. Allora, Alaa Abu Dhein, 26 anni, uccise a raffiche di mitra otto studenti dell’istituto religioso ebraico. Proveniva da un sobborgo di Gerusalemme est e non, come i molti attentatori che hanno insaguinato la città negli anni passati, dalla Cisgiordania, sotto controllo dell’Autorità nazionale palestinese. Anche allora, l’uomo avrebbe agito senza un apparente appoggio logistico. Stesso copione per l’attacco con il bulldozer manovrato da Dawait, 29 anni. Anche lui viveva a Gerusalemme est. Il giornale Haaretz ha segnalato nei giorni scorsi un aumento dell’estremismo islamico proprio nel quartiere dell’attentatore. Al Manar, la tv di Hezbollah, fu la prima ad annunciare l’attacco alla scuola rabbinica di marzo. Questa volta il Partito di Dio è stato prudente. La rivendicazione è arrivata però dallo stesso gruppo delle violenze di marzo, che si rifà a Mughniyeh, lo «sciacallo» del terrorismo sciita. Secondo Debka file, un sito vicino ai servizi israeliani, le Brigate della Galilea sono comparse per la prima volta nel 2003, con l’uccisione di due giovani israeliani. In seguito, hanno rivendicato l’omicidio di alcuni ufficiali della sicurezza, ma il grande salto è stato l’attacco alla scuola rabbinica. Il premier Ehud Olmert potrebbe ordinare la demolizione della casa dell’attentatore. Il governo vorrebbe anche togliere alla famiglia di Dawiat la previdenza sociale.
Proprio poche ore prima dell’attentato, due proposte di legge sono passate al Parlamento in lettura preliminare: chiedono la revoca della residenza o della cittadinanza a tutte le persone coinvolte in attività terroristiche.

Per la sicurezza, il terrorismo annidato nella comunità araba che vive in Israele è l’incubo peggiore. Gli arabi israeliani sono circa un milione e duecentomila. Vivono soprattutto in Galilea, non a caso il nome usato dalla nuova organizzazione.

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