GenovaCè un container pieno di cobalto radioattivo «posteggiato» da sei mesi nel porto di Genova. E la vicenda ha contorni tuttaltro che chiari. La spy story - attraverso la quale si fa strada lipotesi Al Qaida e terrorismo internazionale - ha inizio il 20 luglio scorso, quando lAgenzia regionale per lambiente, allertata dalle autorità portuali, scopre il problema e decide di isolare il container al sesto modulo del porto di Voltri (Vte) dove approdano navi da ogni parte del mondo.
Lipotesi di un intrigo internazionale è stata rilanciata in questi giorni dal quotidiano locale Secolo XIX che ha collegato alcune coincidenze. Intanto, nel periodo in cui il container era in viaggio verso il porto di Genova, gli Stati Uniti lanciavano un allarme inquietante «Al Qaida sta organizzando attentati con bombe sporche contro l'Occidente», ordigni fabbricati con diverse componenti, anche con il cobalto 60. Inoltre nel porto di Gioia Tauro, dove la nave Malaga di Msc con a bordo il carico fece uno scalo intermedio, era in corso, proprio in quei giorni, una vasta operazione antiterrorismo condotta dalla Direzione investigativa antimafia, alla ricerca di container carichi di esplosivo T4. Esplosivo effettivamente trovato, ad agosto, su una nave Msc proveniente dallIran.
Dalla Prefettura di Genova, che sta seguendo con attenzione le varie fasi della vicenda, spiegano che non si può escludere alcuna ipotesi e per questo verranno eseguiti controlli cautelativi anche per stabilire se all'interno del container non vi possa essere dell' esplosivo, «Ma allo stato attuale non c'è alcun elemento concreto che porti a ritenerlo», dicono fonti ufficiali
Il carico è partito dagli Emirati Arabi tramite una commessa dalla Sv Metal coorporation, multinazionale con sede a Mumbai, mentre il carico era indirizzato a una società di Pozzolo Formigaro in provincia di Alessandria, specializzata nello smaltimento di rifiuti ferrosi e che secondo alcune indiscrezioni sarebbe già nota gli inquirenti per reati relativi allo smaltimento illecito di rifiuti.
Il carico radioattivo giunto nel porto di Genova il 14 luglio, viene scoperto solo dopo 6 giorni nel corso di una verifica dei tecnici del Vte. Ma i portuali che hanno spostato il container senza alcuna protezione, ignari della sua nocività iniziano a preoccuparsi. Partono così gli scioperi, l'azienda ammette l'errore di comunicazione e si rende disponibile a pagare le spese delle analisi cliniche dei lavoratori entrati in contatto con il container.
Accertamenti eseguiti dall'Asl anche sull'equipaggio della nave e dai quali è emerso fortunatamente che nessuno era stato esposto a tal punto da essere contaminato.
Nei giorni seguenti il carico radioattivo viene delimitato da un'area di sicurezza di 250 metri e protetto da una barriera di container riempiti di cemento e acqua per contrastare le radiazioni. Nel frattempo tutte le autorità cittadine si affrettano a ribadire che non esiste pericolo per lavoratori e cittadini. Adesso, a distanza di 5 mesi, cominceranno le complesse operazioni di bonifica a cura di Vigili del fuoco e Ispra (Istituto Superiore per la ricerca e l'ambiente).
Ma il giallo su come il cobalto 60 sia arrivato lì resta intatto.
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