Alla fine si sono ritrovati faccia a faccia, di nuovo ma con ruoli tutti diversi. Da una parte Sandro Biasotti, che da governatore era quasi riuscito a metter la parole fine allera del Gruppo Riva che fa il bello e il cattivo tempo a Cornigliano. Dallaltra Claudio Riva, il consigliere delegato dellIlva che invece dalla nuova giunta regionale guidata da Claudio Burlando ha ottenuto ciò che voleva. «E cioè tutto in cambio di niente» accusa Biasotti.
È lui ad aprire le danze nella riunione congiunta della prima e della terza commissione consiliare, chiamate a esprimersi sul nuovo accordo di programma che arriverà in consiglio il 20 settembre. Maggioranza, opposizione, sindacati, associazione industriali. Biasotti prende la parola: «Da imprenditore devo complimentarmi con lei, perché è fantasmagorico e io sono un suo devoto ammiratore: è riuscito a ottenere lincredibile». Riva abbozza, Biasotti incalza. Dice la sua su quellaccordo che salva la sdemanializzazione delle aree a vantaggio della Regione tanto criticata dalla sinistra ma che poi ne regala metà a Riva. Aggiunge che non ci sono garanzie occupazionali sul piano industriale, che Burlando aveva promesso 400 nujovi occupati «e invece qui cè scritto che per i primi due anni se ne perdono 200 e che poi forse, ma solo forse, si tornerà alloccupazione degli attuali 2700 lavoratori». Poi laffondo. A domanda risponda Riva: «Se lei domani decidesse di iniziare a produrre bottiglie di vetro e decidesse di avvalersi solo di 500 operai, gli enti locali potrebbero chiederle indietro le aree?». Riva tace, Biasotti riformula la domanda: «Se lei decidesse, che so, di spostare la sua produzione altrove, o trovasse un metodo di produzione innovativo che richiedesse minore manodopera, la città riavrebbe le sue aree?». Risposta: «No». Non ci sono vincoli, per 60 anni.
In attesa che il testo dellaccordo arrivi in consiglio regionale, ieri sullo stesso tema centrodestra e centrosinistra si sono scontrati anche in Comune. Lassessore Mario Margini aveva convocato la commissione competente, dopo aver consegnato ai consiglieri un faldone di cento pagine.
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