Erri De Luca, ex leader di Lotta continua, scrittore, alpinista, è favorevole a questo sviluppo letterario del fenomeno terrorismo. «Quando le vicende storiche escono dalle aule di tribunale e diventano parte del sentire comune attraverso il romanzo, ossia una forma darte popolare, significa che la gente ha saputo digerire la storia», sottolinea De Luca.
Quindi a lei piace questa tendenza.
«Penso che sia utile, è un segno civile. Dirò di più, è utile qualunque sia la qualità della narrazione. Limportante è che le emozioni entrino in circolo. È, ed è stato, un percorso lentissimo, anche perché gli stessi protagonisti di quegli anni hanno dovuto fare i conti con se stessi e con le loro vittime».
Non sarà solo una moda?
«Ripeto, per me è un momento molto positivo perché aiuta a riflettere su alcuni periodi terribili che tutti noi abbiamo vissuto. Ed è positivo anche che il mercato, o il pubblico, chiedano questo tipo di libri. Significa che stiamo andando verso una revisione, una analisi seria di quei fatti».
Quindi abbiamo metabolizzato il terrorismo e gli anni di piombo secondo lei?
«Sì, o comunque siamo sulla buona strada. Vuol dire che la gente ha assorbito il fenomeno. È stato assorbito dalla società e in sede civile, non ancora in sede penale».
Cosa manca per chiudere definitivamente quei capitoli e consegnarli alla storia?
«Da un lato il perdono dei parenti delle vittime. Dallaltro, appunto, i residui penali: cè ancora tanta gente che sta pagando per quei reati ed è difficile in questo modo chiudere una storia».
Bisognerebbe quindi condonare e perdonare?
«Bisognerebbe capire il contesto in cui alcune persone si sono trasformate e il perché. Ormai il terrorismo è superato e sconfitto.
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