Se Genova andasse a lezione da Dubai

Lezioni portate a casa dal viaggio a Dubai, Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti e Oman che abbiamo avuto la fortuna di fare nei giorni scorsi in compagnia dei lettori del Giornale.
La prima lezione è quella di sempre. Che la famiglia del Giornale, nella quale come sempre c’erano moltissimi liguri e genovesi, di residenza o di adozione grazie alle seconde case, è straordinaria, con una marcia in più. Ma su questo punto non c’è nemmeno bisogno di dilungarsi. Basta guardarsi, leggersi, ascoltarsi per rendersene conto.
Quella su cui ci soffermiamo oggi è invece la seconda grande lezione del viaggio. Che è la capacità di sognare in grande, di svilupparsi, di crescere, di non rinchiudersi in se stessi. Tutte cose che a Dubai e Abu Dhabi si respirano per strada, nell’aria. A volte fin troppo, con costruzioni pacchiane e grandeur eccessiva che, soprattutto, spesso, è finalizzata a un numero di utilizzi non particolarmente significativi. Penso al circuito di Formula Uno sull’isola artificiale, talmente bello da sembrare finto, ma anche desolatamente deserto, turisti a parte, nei giorni senza gare.

O a un numero di grattacieli talmente esorbitante da far pensare se mai qualcuno entrerà in quelle camere. O, ancora, alla bellissima e veloce linea di treni metropolitani sopraelevati, con una serie di stazioni che (...)

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