Secondo «avviso» per Bankitalia Il numero uno indagato da mesi

Dopo Roma, ora anche Milano. Nel mirino la telefonata tra il banchiere di Alvito e l’ex ad della Lodi rivelata quest’estate dal «Giornale»

da Milano

Da tre mesi il governatore Antonio Fazio è indagato a Milano per insider trading. Anche lui quindi è finito sotto il riflettore degli inquirenti, del pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti per le confidenze, le rilevazioni passate ai «furbetti del quartierino», ai concertisti sull’asse Roma-Lodi-Brescia. L’iscrizione per il governatore era una scelta inevitabile soprattutto dopo aver scoperto che le parole di Fazio a Gianpiero Fiorani non restavano inopportune confidenze, eccessi di familiarità del controllore con il banchiere controllato. Ma venivano utilizzate per spostare pacchetti di azioni Antonveneta. Con ricche plusvalenze. A questo punto la Procura ha contestato al governatore una norma della durissima legge 62/2005, quella sui reati finanziari entrata in vigore da maggio, in materia di abuso di informazioni privilegiate e manipolazione del mercato. In altre parole grazie alla diffusione di indiscrezioni, di informazioni privilegiate con sicuro impatto sul mercato, Fiorani & C. avrebbero tratto enormi benefici. Del resto i rapporti Fiorani e Fazio erano frequentissimi tra fine primavera e inizio estate. Con il banchiere di Lodi e i suoi manager che un giorno sì e uno no salivano sui jet privati all’Ata, lo scalo privato di Linate, per raggiungere Roma e via Nazionale. A riprova, torna rumorosamente in primo piano l’ormai famosa telefonata del «bacio in fronte» tra Fazio e Fiorani, anticipata dal Giornale. Era la notte tra l’11 e il 12 luglio quando Fazio anticipava a Fiorani il via libera all’Opa, lanciata in primavera dalla Popolare di Lodi sull’Antonveneta contesa agli olandesi di Abn Amro, che diventerà noto al grande pubblico solo la mattina seguente. Fazio: «Ti ho svegliato?». Fiorani: «No, no, guarda sono qui a Milano ancora a parlare con i miei collaboratori». Fazio: «Va be’, ho appena messo la firma... eh». Fiorani: «Ah Tonino... io sono commosso, con la pelle d’oca, io ti ringrazio, io ti ringrazio... Guarda, ti darei un bacio in questo momento, sulla fronte ma non posso farlo...». Fazio: «Va anche detto a Gigi, che adesso avvertiamo, di non parlarne, per un po’ di giorni deve stare lontano da qua». Fiorani: «Esatto, ci siamo capiti, bravissimo».
Un’altra intercettazione è quella del 9 luglio. Intercettato alle 10.45, Francesco Frasca, capo della vigilanza, conversando con un interlocutore non identificato afferma che «gli uffici, due servizi che stanno sotto di me, a mia insaputa, hanno concluso l’istruttoria sulla possibile autorizzazione a Bpl con un giudizio nettamente negativo, questa è l’istruttoria. Questo giudizio lo devo trasmettere al Governatore il quale mi ha già anticipato che lui vuole dissentire... adesso non le sto a dire come...».
Nell’ordinanza il gip Forleo aggiunge che Fiorani nel verbale del 31 agosto sostiene «di aver ricevuto la nota telefonata mentre si trovava presso lo studio» milanese dei propri legali insieme a Boni, Favaré e D’Amico (tre funzionari di Bpl). Da quel momento Fiorani si sarebbe attivato per lucrare su quella indiscrezione. E su altre - ipotizza sempre l’accusa - raccolte in altri incontri. Per manipolare il titolo Antonveneta con un riflesso diretto sulle manovre occulte architettate pur di conquistare la banca di Padova. L’interrogatorio di Fazio, almeno per ora, non è invece nemmeno in agenda. Gli investigatori milanesi ritengono invece importante approfondire, in questa fase, la fase sulla spoliazione di Bpi, sugli arricchimenti personali e sulle operazioni esterovestite.

Per questo, la posizione del personaggio «ingombrante», l’inquilino della banca centrale, verrà prima affrontata dalla procura di Roma che lo indaga per abuso d’ufficio, insieme al capo della vigilanza, Francesco Frasca e a Fiorani.

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