In questi anni di incertezza economica a livello globale, qual è lo stato di salute del settore vitivinicolo italiano che, oltre a soddisfare la maggior parte dei consumi interni, è uno dei principali fornitori del mercato planetario? «Quello nazionale - risponde Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini - è un mercato da circa 20 milioni di ettolitri di consumi, che soffre per una somma di ragioni: nel 2011 si è registrato un'ulteriore contrazione nei consumi nell'ordine del 2%, determinata in primo luogo dalla crisi economica. A questo si aggiunge anche il punto percentuale in più dell'Iva, passata dal 20 al 21%. Cresce inoltre l'attenzione verso consumi consapevoli, che derivano dall'educazione al consumo moderato. In Italia si beve meno, ma si mantengono gli orientamenti alla migliore qualità del bere, tanto che le vendite di vini di fascia superiore ai 5 euro sono in crescita. Ulteriore crescita si riscontra inoltre nei consumi di vini a denominazione d'origine». A dare soddisfazione ai produttori di qualità è anche e soprattutto l'export. «Con 25 milioni di ettolitri i valori dell'export hanno oramai superato quelli dei consumi interni. L'export non è solo quantità. L'incremento del 12% a valore, confrontato con quello del 9% a volume, testimonia che si vende un prodotto di qualità. Cresce il successo di prodotti legati ai territori italiani». Tutto ciò accade in una situazione di fortissima competizione internazionale.
«In qualche mercato - conferma Gancia - si sono registrate delle tensioni sui prezzi. È chiaro che di fronte a un mercato nazionale così complesso, sia sempre più forte la spinta verso l'export, ma non a qualsiasi prezzo perché altrimenti si vanifica il lavoro di molte aziende che hanno aperto nuovi mercati e hanno consolidato l'immagine dei prodotti italiani.
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