Settemila corpi già sepolti in una fossa comune

Il sisma che ha devastato Haiti ha fatto tra 45 e 50mila morti e tre milioni tra feriti e senzatetto, secondo la Croce rossa. «Nessuno lo sa con precisione, nessuno può confermare le cifre», ha detto il vice coordinatore della Croce Rossa di Haiti Victor Jackson. Ma il timore per nulla infondato è che i numeri siano ben più alti.
Dall’isola arrivano immagini e racconti terribili. E in tarda serata l’agghiacciante resoconto delle misure adottate dopo la tragedia: settemila corpi sono già stati sepolti in una fossa comune, dice il presidente René Perval. E tra i sopravvissuti è la disperazione. Secondo la Misna, Missionary International Service News Agency, Port-au-Prince è piena di bambini che non trovano i genitori. Una storia tra le tante racconta molte tragedie: Phaubert ha 14 anni, è ferito e steso su una barella mentre suo fratello Charles, 12 anni, gli stringe la mano, lo coccola, gli parla dolcemente. «Ce la farai - gli dice - vedrai, adesso arriveranno anche mamma e papà». Mentre i due fratellini si stringono l’uno all’altro nel quartiere Delmas della capitale, dove una casa su tre non è più in piedi, è un continuo vociare, inseguirsi di grida disperate di chi cerca i propri cari. Phaubert e Charles e altri loro due fratellini hanno avuto la fortuna di poter ricevere assistenza da un gruppo di operatori internazionali. La diagnosi medica è drammatica: sfondamento del cranio.
Il racconto arriva alla Misna quando ad Haiti sono le quattro del mattino. È una vicenda rappresentativa di quanto sta avvenendo. La scuola di Phaubert, che frequenta l’equivalente della terza media italiana, non c’è più; non c’è più la sua casa, non ci sono più le case dei vicini. Quando il sisma ha colpito Port-au-Prince i genitori di Phaubert dovevano ancora rientrare da lavoro e non si sa se siano vivi.
Sul fronte umanitario a quasi 48 ore dal sisma, mentre si continua a scavare in cerca di sopravvissuti e si assistono i feriti con i pochi mezzi a disposizione, l’urgenza si sposta purtroppo sui cadaveri: bisogna trovare di evitare il diffondersi di malattie. Una delle priorità dell’esercito brasiliano, che ha il comando delle forze di pace delle Nazioni Unite (Minustah) che operano ad Haiti, sarà quello di dare sepoltura ai morti. I soldati dovranno farlo con i rituali del voodoo, la religione afro-americana che ha milioni di fedeli nel Paese. È questo uno dei cinque punti del Piano di emergenza per i soccorsi, diffuso ieri dal ministero della Difesa brasiliano e che il suo titolare, Nelson Jobim, che già si trova a Port-Au-Prince, presenterà nelle prossime ore al premier haitiano.
Mancano tutti i generi di prima necessità e le autorità temono che l’aggravarsi della situazione possa portare la popolazione a un livello di esasperazione tale da indurla a saccheggiare i veicoli di aiuti umanitari e prendere d’assalto anche gli ospedali da campo, finendo per paralizzare i soccorsi. Manca soprattutto personale medico in grado di prendersi cura dei sopravvissuti.
La macchina dei soccorsi internazionali si è prontamente messa in moto per aiutare la popolazione di Haiti. Sono diretti verso l’isola cibo e beni di prima necessità e migliaia fra militari, medici, volontari. Tra gli altri, il Giappone ha inviato tende e attrezzature da campo, la Russia un ospedale da campo e così anche Medici senza frontiere, la Francia ha spedito 12 tonnellate di attrezzature, acqua e viveri, la Croce rossa internazionale 40 tonnellate. Da moltissimi Paesi stanno arrivando non soltanto gli aiuti finanziari ma anche squadre di soccorritori, di dottori, di architetti e specialisti.
Molte le testimonianze di solidarietà.

Il terremoto che ha distrutto Haiti è «una tragedia epocale che ha devastato un Paese già sofferente di per sé ed è questa l’occasione per fare donazioni soprattutto sanitarie e attivarsi come volontari per una giusta causa»: lo dice la cantautrice Paola Turci, protagonista con la modella Martina Colombari delle iniziative benefiche della fondazione Francesca Rava - Nph Italia Onlus.

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