nostro inviato a Ginevra
Stasera non sarà in campo per salutare i suoi ex compagni che giocano in azzurro. La distorsione al ginocchio destro riportata durante Parma-Milan, lultima sfida giocata in maglia rossonera, non è ancora guarita. Andriy Shevchenko si è messo alle spalle sette anni di Milan, emigrando a Londra e al Chelsea. E ieri, dopo aver concluso la trattativa con Abramovich, ha raggiunto insieme alla moglie il ritiro della nazionale ucraina al Beau Rivage di Nyon. «Non dimenticherò mai lItalia ha detto lattaccante in unintervista a Sky -. Il contratto? Sono state scritte molte cattiverie sul mio conto. Cè stato un malinteso, le motivazioni sono familiari e sono tante. Non è solo la lingua ma qualcosa di più grande, quando hai una famiglia e dei figli, devi pensare a tante cose. Se fosse stata una questione di soldi, avrei potuto restare al Milan dove avrei preso di più».
Shevchenko, che ha respinto linvito di Centofanti a partecipare a Striscia la Notizia («in questi giorni ho tanto da fare, non ho tempo per niente»), ha voluto ringraziare ancora Silvio Berlusconi. «Ha fatto tante cose per me e soprattutto mi ha capito in questa decisione: è stato difficile prenderla tutti insieme. Comunque penso che in questi anni non perderemo il rapporto perché non solo i tifosi del Milan, non solo la società, tutti gli italiani rimangono nel mio cuore».
Mercoledì sera, conclusa la trattativa con il club londinese, ha telefonato a Galliani dopo le 23: «Gli ho detto che ero stanco, perché avevo dovuto girare anche per cercare casa. Ringrazio lui come tutti. Mi sono tolto un peso, ho lasciato una grande squadra per andare in unaltra grande squadra. Ora devo pensare al mio primo Mondiale: ci sarò, ma la mia condizione fisica mi preoccupa così come riuscire a prepararmi in questi giorni al meglio per le prime partite. Ho avuto un infortunio sicuramente non piacevole.
Stasera lamichevole con lItalia. «Ho sentito tanti dei miei colleghi milanisti, mi farà piacere vederli perché non avevo ancora avuto modo di salutarli». E non sarà certo un saluto di circostanza.
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