Dal teatrino della politica ai teatranti della sinistra: ecco unavvincente evoluzione della capacità di stare sulla scena (pubblica). Uno sviluppo inatteso che finalmente promette di riempire le piazze e riscuotere il consenso delle masse. Se non nellurna, almeno in tv.
Avviluppate nel labirinto di primattori tristi e discordanti, sciapi e deprimenti, le opposizioni sono da un bel pezzo prive di sceneggiature e interpreti convincenti. Prova ne sia la campagna muraria - rigidamente in bianco e nero - appena lanciata dai vertici del Pd. In essa, il compianto segretario Bersani in camicia bianca sembra essere appena tornato dallaldilà per sfoderare il suo inquietante messaggio ai posteri: «Oltre». Pronta analisi del creativo fotografo Oliviero Toscani: «Una campagna epitaffica... Sono pazzi: più che Oltre, direi Oltretomba. Il Pd così è morto, e Bersani è il Caro Estinto».
Appurato che la capacità dei gruppi dirigenti corrisponde a quella dei pubblicitari pd (da manuale della comicità la loro autodifesa: «Bersani appare solido ed eroticamente composto»), non è un caso che piuttosto di generare risate involontarie, la sinistra trendy sia sempre più propensa a rivolgersi a professionisti affermati del teatro, settore peraltro in crisi profonda. Come propone Paolo Rossi nel suo Mistero buffo, «ora dobbiamo portare il teatro dentro la vita vera». Dopo i rompighiaccio Beppe Grillo e Sabina Guzzanti, è toccato allattor giovane Roberto Saviano, e ai vari Ascanio Celestini, Zoro (al secolo Diego Bianchi), Marco Paolini, Andrea Rivera, Dario Vergassola, Antonio Scurati. Capaci di dire cose di sinistra che la balbettante sinistra non riesce a dire e, comunque, dice malissimo. Chi ricorda ancora i tonfi degli improvvisati showman che andavano per la maggiore? E il celebratissimo duo della risata «Max (DAlema, non Tortora) & Walt» (non Disney, Veltroni)?
Siamo perciò di fronte a un passaggio ulteriore, alla cessione della ribalta non solo televisiva, ma delle piazze nelle quali i leader fanno bene a non farsi vedere.
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