La Siria lancia il peggior attacco sui ribelli: 70 morti

I carri armati hanno bombardato anche i sobborghi di Damasco. Si combatte senza esclusione di colpi alle porte della capitale. La giornata di ieri sarà ricordata come la peggiore dall’inizio della rivolta contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad. Il bilancio, provvisorio, è di almeno 66 morti, di cui 26 civili nelle province di Idlib (nel nord-ovest del paese), Daraa (sud), Homs (centro), Hama (sud), nella regione di Damasco e nella capitale. Il Paese è a ferro e fuoco mentre è in corso l’offensiva definita dal capo dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, la «più intensa vicino alla capitale» dall’inizio delle proteste. Il regime, «determinato a ristabilire l’ordine», ha condotto un’operazione militare che un portavoce dei disertori ha definito «senza precedenti» anche perché viene usata «l’artiglieria pesante».
L’esercito siriano punta a riprendere il controllo dei sobborghi a est della capitale, dove disertori armati stanno crescendo in termini di forza e capacità di attacco. Secondo quanto riferiscono gli attivisti, l’esercito ha dispiegato decine di carri armati e veicoli blindati nell’area. E decine di famiglie delle zone attaccate dalle truppe (Kfar Batna, Hammouriyeh e Ein Tarma) stanno lasciando le aree in questione a caccia di maggiore sicurezza. Video amatoriali pubblicati sul web mostrano donne e bambini fuggire a piedi con borse piene di effetti personali, sullo sfondo colpi di arma da fuoco.
Ora che la missione degli osservatori della Lega araba è stata sospesa e che la crisi siriana sta approdando alle Nazioni Uniti, ha aggiunto Rahman, «il regime sta tentando di finire militarmente la rivolta», spiega il capo dell’Osservatorio Rami Abdul Rahman. Gli occhi sono ora puntati sul Palazzo di Vetro. Ma prima bisognerà capire che decisione prenderà anche la Lega araba. I vertici dell’organizzazione hanno precisato che domenica prossima, 5 febbraio, si deciderà se rilanciare o ritirare la missione di osservatori in Siria e hanno sostenuto di sperare che Mosca e Pechino smetteranno di difendere il presidente Assad, impedendo una sua uscita di scena.


Secondo quanto riferito dal segretario generale della Lega araba, Nabil el-Arabi, che domani perorerà all’Onu la proposta della Lega araba, gli osservatori radunati a Damasco resteranno nella capitale siriana fin quando non sarà stato deciso cosa dovranno fare. La sospensione della missione è stata criticata dalla Siria che ha detto di ritenere lo stop un modo per «esercitare pressione» sul Consiglio di sicurezza «al fine di chiedere un intervento internazionale».

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