Il sociologo di sinistra dà ragione al premier

Il professore, sia pure a fatica, l’aveva ammesso apertamente: «Non volevo vedere: c’era qualcosa in me che si rifiutava di esaminare in maniera oggettiva i dati sull'incidenza dell’immigrazione rispetto alla criminalità». Un’ammissione che Marzio Barbagli, 71 anni, docente di Sociologia all’università di Bologna, ha fatto solo l’anno scorso, pur spiegando che i dati sul vertiginoso aumento di reati commessi da clandestini gli erano noti già da anni.
Il professore ha spiegato senza peli sulla lingua anche il perché di tante esitazioni: «Ero condizionato dalle mie posizioni di uomo di sinistra». Eppure i numeri sono abbastanza inequivocabili. Gli immigrati sono solo il 6% degli abitanti dell’Italia, ma i reati a loro ascrivibili sono proporzionalmente molti, molti di più: il 40 per cento delle violenze carnali, il 24% degli omicidi, il 32% dei tentati omicidi e quasi la metà dei furti. E, analizzando chi sono gli stranieri che commettono questi crimini, si scopre che la correlazione con l’immigrazione clandestina è diretta. Tra gli immigrati denunciati, i clandestini sono da un minimo del 65 per cento fino al 92 per cento, a seconda dei reati commessi.
Anche su questo Barbagli, nel suo saggio Immigrazione e sicurezza in Italia (ed. Il Mulino), non ha alcun dubbio su quale sia la dinamica: «A commettere reati sono soprattutto gli stranieri che non hanno il permesso di soggiorno». Per quanto riguarda invece gli immigrati regolari, i dati mostrano che la relazione diretta fra immigrazione e criminalità scompare. «A parità di condizione economica e di integrazione familiare, gli immigrati regolari sembra che violino le norme penali con la stessa frequenza degli autoctoni».
Il docente ha stilato anche una classifica dei reati per nazionalità: confrontando i mutamenti dei dati dal 2004 al 2007, spicca l'avanzamento significativo dei cittadini romeni (da 170 a 447 denunciati). La classifica segue con i marocchini (243-296), gli albanesi (127-153), i tunisini (80-121), i peruviani (22-40), gli ecuadoriani (30-35).


Per Barbagli, dopo la decisione di esprimere apertamente le sue conclusioni, è arrivata anche la beffa: l’ostracismo da parte dei colleghi di sinistra. «Quando ho cominciato a scrivere che l’ondata migratoria ha avuto una pesante ricaduta sull’aumento di certi reati, alcuni colleghi mi hanno tolto il saluto».

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