da Milano
I soldi per l'agricoltura? Ci sono, ma non per quella tradizionale, che non dà una resa sufficiente per attirare i finanziamenti delle banche. Gli istituti di credito sono invece disposti a muoversi per quelle attività agricole che sono meno «agricole», ma che sconfinano nell'iniziativa industriale, più vicina alla capacità di comprensione e di apprezzamento del mondo finanziario: «Se un imprenditore agricolo, o una cooperativa, decidono di dedicarsi alle energie alternative - ha detto Carlo Fratta Pasini, presidente della Popolare Verona e Novara in occasione del convegno organizzato a Milano da Confagricoltura su "Finanza e agricoltura. Investimenti che danno frutti" - le banche sono immeditamente più interessate. Siamo soci in iniziative industriali che consumano prodotti agricoli» ha sottolineato.
Nuove coltivazioni, «no food», sembrano essere la nuova frontiera: «La produzione di energie alternative può attrarre fondi di private equity: i tempi di ammortamento si aggirano sui 5-7 anni, contro i 15 anni di un produttore di vino. Nel mondo della finanza il settore delle energie alternative si presenta interessante anche sotto il profilo del project financing perché offre una quasi certezza di flussi di ritorno - ha fatto notare Fratta Pasini, che è stato anche presidente di Confagricoltura -, non arriveremo a finanziare il 100%, ma ci siamo molto vicini. In questa direzione Confagricoltura e credito possono fare cose nuove. Se invece pensiamo al merchant banking, che ha orizzonti più lunghi, è più facile entrare nell'attività del vino: nella nostra regione siamo intervenuti per favorire il passaggio generazionale di importanti marche. In un arco di tempo normale si possono ottenere ritorni sufficientemente interessanti».
Una frase che ha provocato la reazione del «collega» Carlo Maestroni, presidente della Popolare di Cremona, ma anche imprenditore agricolo: «Le banche non devono dimenticare che pure gli impreditori agricoli devono avere la possibilità di ottenere un valore aggiunto» ha replicato, notando però che dal credito è arrivata una risposta positiva quando gli agricoltori hanno puntato su produzioni più redditizie.
Ma per Federico Vecchioni, presidente Confagricoltura, questi sono bei discorsi, «ma se mi chiedono, come è capitato, sei casali in Toscana come garanzia per finanziare un impianto di energia alternativa, io dico che per questa strada non si va da nessuna parte. Ci vuole un cambiamento di mentalità nel credito, guardare di più alla validità del progetto».
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