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Ma la cosa più incredibile è come lei lo ha annunciato su Twitter: «Contrariamente a quanto la gente crede, non condurrò il Festival di Sanremo». La gente? Crede? E vabbé. Il tweet di Tamara Ecclestone è arrivato giusto a ridosso del benservito pubblico della Rai: ciao Tamara, ci vediamo un’altra volta. Il direttore artistico del Festival, Gianmarco Mazzi, l’ha rimandata a casa con una motivazione di quelle che ormai non si sentono più: non ha voglia di lavorare.
Sentite qui: «Troppi capricci, preparazione e impegno sono irrinunciabili. Per noi il Festival non può essere una vacanza in riviera». In poche parole, Tamara Ecclestone, figlia di Bernie patron della Formula Uno e quindi erede di un patrimonio di circa quattromiliardieduecentomilionididollari, è stata tanto entusiasta al momento dell’accordo quanto svogliata dopo averlo firmato. Non ha fatto nulla. Non si è rimboccata le maniche. Mentre tutti gli altri componenti del cast si sono messi al lavoro, lei è sparita. E non basta neppure fare le prevedibili battutine su quanto sia impegnata a dirigere i lavori di ristrutturazione del sua nuova casa (casa?) a Kensington Palace Gardens a Londra, sapete lavoretti da decine di milioni di euro su di un villone da 55 milioni. Non basta. Probabilmente la Ecclestone ha snobbato il Festival e ha considerato più o meno la sua presenza all’Ariston come una di quelle ospitate volatili che le capitano ogni tanto: due minuti di briefing e via sul palco. Ennò.
Certo, la posizione della Rai è di tale durezza da non aver precedenti (quando mai sono state allontanati ospiti svogliati? Ricordate Hugh Grant qualche edizione fa?). E di certo rientra in una strategia più generale di miglior gestione dei costi, specialmente dopo tanta gestione elastica. Però che botta: forse la Ecclestone è la prima valletta sanremese licenziata perché troppo fannullona. Un bel record in fondo.

Invece non c’è nessuna novità sul fronte delle due canzoni discusse, quella di Chiara Civello e quella della coppia Gigi D’Alessio e Loredana Berté. Ieri l’Unione Nazionale Consumatori ha fatto sapere alla Rai di essere decisa a ricorrere nelle sede competenti in caso di «mancato rispetto del regolamento».

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