il commento 2

N ove anni dopo la vergogna, la gioia. Nove anni dopo l'umiliazione, il trionfo. Nove anni che dividono e riuniscono una squadra, una società, i suoi tifosi. Dalla condanna alla B, alla promozione alla finale di Champions, in questi nove anni si racchiude la storia dell'ultima Juventus che è cambiata restando se stessa, cercando di cancellare il passato che è invece la sua vera, unica forza che nessun uomo di mercato, altrove, potrà mai acquistare. La Juventus che ha ritrovato gli Agnelli e questa famiglia che, dopo voci maligne, ha recuperato la Juventus, un filo bianco e nero che ha portato a quattro titoli italiani consecutivi, a una finale di coppa Italia che anticiperà quella continentale, stazioni che nessuno, anche i più romantici, i più faziosi, i più, avrebbero potuto immaginare tra gli incubi di quelle notti aspre del Duemilasei, in quelle ore buie urlate dai titoli perfidi dei giornali, nelle scomode aule dei tribunali, alla gogna di un popolo che altro non aspettava e, sempre aspetta, che di vedere la gobba giacere, offesa, mortificata.

Così è stata la sua B, così oggi la B di Berlino, come ha scritto Alessandro Del Piero che quella pagina aveva vissuto e questa sta osservando forse maledicendo l'età che non prevede i tempi supplementari. Ha goduto anche Michel Platini che aveva sperato di poter vedere la sua Juventus in finale e questo accade nell'anniversario di una notte maledetta, l'Heysel e la morte improvvisa di uomini e del calcio.

Il football risorse quella sera di maggio, come la Juventus si è rialzata con le proprie forze, senza aiuti esterni. Ha risalito posizioni, ha affrontato bilanci tremendi, non ha ancora vinto questa coppa, forse non potrà farlo considerati i tre tenori del Barcellona ma mai dire mai nel football, un'ora a mezzo di partita sono un tempo feroce e brevissimo che, soltanto in questo sport, spesso smentisce ogni certezza.

Il significato della doppia sfida con il Real e questa stagione nel suo totale, vanno oltre la conquista del trofeo.

Allegri non è Conte ma ha saputo, in soli dieci mesi, fare meglio, fare di più. Come era accaduto con Capello dopo Sacchi che gli aveva lasciato, a suo dire, soltanto macerie. Era il grande Milan. E' la grande Juventus.

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