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Inter, il casting è un reality Ballottaggio Pioli-Marcelino

Giornata surreale con i cinesi a consulto e il ruolo del procuratore Joorabchian dietro la decisione chiave

Davide Pisoni

e Luca Talotta

Più che un casting, un reality che ha delineato un grande favorito. La scelta del nuovo allenatore dell'Inter è al passo decisivo dopo un venerdì che più surreale non si poteva e si è protratta prima con una scrematura che ha ridotto a due nomi la scelta, vale a dire Stefano Pioli e Marcelino; e poi con lo spagnolo che ha messo la freccia del sorpasso nelle due riunioni tenutesi ieri in tarda serata. Un testa a testa che pare indirizzato con un Pioli contrariato per la piega presa ed un Marcelino che potrebbe essere quindi in panchina nel derby del prossimo 20 novembre, mentre domani ci sarà ancora Stefano Vecchi contro il Crotone.

La giornata di oggi con ogni probabilità sarà quella che scioglierà gli ultimi dubbi. La sala riunioni prenotata fino a stasera all'Hotel Gallia conferma. Pioli o Marcelino sono stati i primi due allenatori sbarcati in città e i primi consultati. Involontari protagonisti di qualcosa che per semplificare può essere rappresentata come una sorta di resa dei conti. Perché i loro profili rappresentano due posizioni opposte all'interno della società: l'opzione italiana del ds Ausilio e del dg Gardini da una parte e dall'altra quella internazionale del consulente di Suning, Kia Joorabchian. Che collaboratore oscuro dei cinesi non lo è più. Ieri ha gettato la maschera, ha svelato il suo ruolo tutt'altro che marginale nell'Inter. Di fatto ha occupato una sorta di vuoto di potere che si è creato all'apparenza nel club nerazzurro. Il procuratore anglo-iraniano è una presenza significativa che deve far riflettere. Perché un conto è portare Guus Hiddink, un nome internazionale che risponderebbe all'identikit ideale cinesi. Un altro è far sedere in panchina Marcelino, l'ex allenatore del Villarreal, allenatore più o meno sconosciuto che arriva all'Inter per consacrarsi. Una panchina usata come una vetrina, volendo semplificare.

Ma soprattutto al centro di tutto resta Joorabchian che nell'organigramma dell'Inter non ricopre nessuna carica: finirebbe per essere l'uomo esterno, un procuratore, che di fatto prende una decisione tanto delicata. Questo il messaggio in sintesi, anche se è l'uomo di fiducia sul fronte calcistico della proprietà, di quel Suning che in questo modo metterebbe all'angolo l'attuale dirigenza sportiva del club. Sul tavolo degli incontri di ieri c'è stato l'allenatore ma probabilmente anche di più. E solo questo potrebbe giustificare tutto il tempo che si sono presi i cinesi per decidere. Perché esonerare un allenatore senza avere già le idee chiare per risolvere la situazione nel giro di quarantotto ore è quantomeno curioso.

Quindi dopo il giovedì della sconfitta con il Southampton e la quasi eliminazione dall'Europa League ecco il venerdì da reality. L'arrivo dei vertici di Suning al mattino: il vicepresidente Yang Yang, il braccio destro Yen Run e il figlio del patron Steven Zhang. Poi è stata la volta Joorabchian, quindi di Ausilio e Gardini di rientro dall'Inghilterra con la squadra. Pedinati per gli hotel di mezza città, inseguiti all'uscita dallo studio legale Latham & Watkins (lo stesso che seguì il closing Thohir-Suning), i cinesi non hanno battuto ciglio. Nella notte della movida milanese, a ballare sono stati soprattutto i tam tam sugli spostamenti della comitiva asiatica. Che alla fine si è rintanata all'hotel Armani dopo aver parlato con i due tecnici e decidere. La notte porta l'ultimo consiglio. I cinesi devono scegliere tra Ausilio-Gardini e Joorabchian.

Pioli o Marcelino, con lo spagnolo che si è preso la pole in un venerdì per l'Inter da reality.

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