La legge bianconera nel far westil commento 2

di Franco Ordine
Comanda sempre la Juve. Che è la più forte anche nella speciale classifica made in Galliani. E si toglie anche l'ultimo sfizio prima di rimettersi sul petto il triangolino tricolore. Conte (nella foto) s'avvicina a larghe falcate verso il secondo scudetto consecutivo: ora mancano all'appello solo 4 punti. Preparate i festeggiamenti, questione di giorni insomma. Comanda la Juve, di rigore, proprio come vinse il Milan all'andata. Allora qualche protesta, questa volta solo l'inadeguato Amelia (rimpiazzo di Abbiati, un prodigio di parata ma polpaccio usurato) si lamenta con l'arbitro Banti. Comanda la Juve che gioca con prudenza fino al penalty di Vidal mentre il Milan si accontenta del possesso palla prima di lanciarsi in un vano inseguimento finale. Ma senza artigli (Pazzini col ginocchio malconcio, El Shaarawy isolato, Robinho prima e Bojan poi inconcludenti), con le unghie dunque, non può nemmeno graffiare il muro di cemento armato alzato dinanzi a Buffon (è la miglior difesa del torneo). Finisce così la striscia d'imbattibilità dei berlusconiani durata 14 turni. E adesso la difesa del terzo posto diventa la tormentata missione. C'è un solo punto di vantaggio rispetto alla viola rifiorita con la primavera. Due punti raccolti nelle tre ultime gare contro la prima (Juve), la seconda (Napoli) e la quarta (Fiorentina) del torneo: se sono questi gli esami di laurea l'esito è evidente, rimandato a settembre il giovanissimo Milan. Per fortuna di Allegri dalla prossima (Catania) potrà contare su Balotelli.
Succede tutto o quasi nella coda di questa isterica domenica da incorniciare: gol decisivi e scene da far west. Segno che siamo sotto lo striscione degli ultimi 5 chilometri del campionato. Basta dare un'occhiata al finale di Catania-Palermo con pugni, calci e inseguimenti per avere cognizione del clima che si prepara nelle prossime settimane. Prepariamo gli estintori. La Fiorentina doma il solito cuore Toro (passato dallo 0 a 3 al 3 a 3) grazie all'ultimo orgoglioso assalto ma tradisce qualche fragilità emotiva e difensiva di troppo: impensabile subire quella rimonta granata, ha tolto la spina troppo presto e così il suo inseguimento al terzo posto milanista adesso diventa una candidatura molto più seria. Il Napoli blinda il secondo posto e la Champions in carrozza, senza preliminare insomma, mettendo sotto uno splendido Cagliari (fino a ieri mattina più punti dei Cavani boys) con una fortuita deviazione su tiro di Lorenzo Insigne. Le censure più aspre riguardano i 4 minuti impiegati da De Marco, l'arbitro, e i soci, per stabilire la regolarità del gol di Cavani; le polemiche più sgradevoli sono provocate dal tweet di De Laurentiis, che dedica il successo «a Cellino, Astori e Nainggolan», il presidente isolano ai domiciliari che gli negò la cessione dei due calciatori. Siamo all'asilo mariuccia! Si risolleva anche l'Inter che guadagna punti e serenità nei confronti della Roma dopo la semifinale di coppa Italia. Piegare il Parma spuntato non è impresa titanica ma realizzarla con uno schieramento decimato può consolare Stramaccioni, lasciato in sella dal presidente Massimo Moratti («sarebbe ingiusto cacciarlo») triste y solitario ieri in tribuna a San Siro.

Troppo facile invocare l'ennesima rivoluzione: non ci sono più i ricchi budget. Troppo facile e pericoloso anche: basta rammentare i giudizi negativi, sbrigativi, su Jonathan e su Alvarez. Servono correzioni non rifondazioni.

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