Luigi Guelpa
Il cerchio si è chiuso, dal 5 maggio del 2002 al 5 febbraio 2017. Da Milano a Libreville, che, ironia della sorte, distano 5mila chilometri tondi tondi sulla tratta aerea. Chiamatela cabala, destino o semplice coincidenza, ma il 5 è diventato il numero stregato e ricorrente nella storia di Hector Cuper, ormai sequestrato dalla maledizione dell'eterno secondo. Dopo 5.390 giorni di rimpianti, fallimenti e feroci critiche l'hombre vertical non è riuscito a salire su un qualsiasi carro del vincitore per assaporare l'ebrezza di guardare tutti dall'alto verso il basso, almeno per una volta nella vita. Non ce l'aveva fatta con l'Inter (5 lettere), e non c'è riuscito dopo aver firmato al Cairo (altre 5) il contratto che avrebbe dovuto dare la svolta alla sua carriera.
La finale gabonese della 31esima edizione della Coppa d'Africa (torneo piuttosto mediocre) celebra quindi il successo del Camerun, una squadra sperimentale sulla quale lo stesso tecnico belga Broos nutriva parecchie incertezze. Eppure i Leoni Indomabili sono cresciuti gara dopo gara, fino alla consapevolezza di poter salire sul gradino più alto del podio. L'esatto opposto dell'Egitto, squadra favorita, trascinata dal romanista Salah e da un impianto di gioco di tutto rispetto. Eppure ieri sera a Libreville i faraoni di Cuper si sono inceppati.
Pur passando in vantaggio con Elneny dopo 22 minuti, non hanno mai dominato la partita e il ribaltone nel secondo tempo (N'Koulou-Aboubakar) ha permesso al Camerun di mettere in bacheca la quinta Coppa d'Africa della sua storia, dopo un digiuno di 15 anni. Cuper è destinato ai titoli di coda? Forse questa volta sì, a meno di una tappa nel campionato cinese, rivelata dalla stampa di Pechino, a guidare in Serie B il Qingdao Huanghai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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