«Ma il problema del prezzo è una scusa dei nostri club»

Andrea D'Amico, ha letto lo sfogo di Filippo Cardelli, giovane della primavera laziale che abbandona il calcio italiano al grido di troppi stranieri?

«Certo. E non è sicuramente il primo, né l'ultimo. Un anno fa di questi tempi è toccato ad Alessio Montella, figlio di Vincenzo, uscito dai ranghi giovanili della Roma. Si tratta di un fenomeno molto esteso sul quale sarà opportuno intervenire se non vogliamo impoverire ulteriormente il nostro vivaio. Ricordo che qualche tempo fa Arrigo Sacchi lanciò una denuncia dello stesso tipo e venne massacrato oltre che tacciato addirittura di razzismo».

Come si può affrontare il tema senza cadere nella trappola?

«Bisogna fare subito una distinzione. Io capisco quei ragazzi nati in Italia, cresciuti nei nostri cortili, tesserati da bambini: è cosa buona e giusta considerarli parte integrante del sistema. Ma andare all'estero, come succede ogni giorno, per fare rifornimenti di presunti talenti con la scusa che costano pochissimo, non sono d'accordo».

Molti addetti ai lavori sostengono: per migliorare il nostro vivaio bisogna creare le seconde squadre. Basterebbe?

«Sarebbe un bel passo avanti. Resta però il deficit strutturale. Mi chiedo? Quanti giocatori della primavera passano alla prima squadra? A eccezione di Donnarumma del Milan (che ha appena blindato il giovane Zanellato con un contratto a lunga scadenza, ndr) praticamente nessuno. Io ho la procura di un terzino destro, Michele Troiani, che ha vinto lo scudetto primavera con Chievo e Torino. Bene: secondo voi ha esordito in A col Chievo? No. E sapete perché? Perché per salvarsi gli allenatori puntano su giocatori affermati o esperti. Altra spiegazione: perché se dovesse retrocedere il Chievo o l'Atalanta che un tempo era il serbatoio del calcio italiano, finiscono con il fallire dal punto di vista economico».

Anche i giovani talenti ora provengono dall'estero

«Guardiamo al mercato sontuoso della Juventus. Ha preso per 20-25 milioni un giovane come Pjaça. Vi chiedo: siamo sicuri che in Italia non esista nessuno che possa competere col croato?».

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