Se una sconfitta vale più di una vittoria

L’unico ente dello sport professionistico mondiale a preoccuparsi per la pulizia dei propri eventi sembra essere l’Uefa, visto che molte partite fra quelle messe nel mirino non hanno dato risultati a sorpresa: parliamo della quarantina, fra Champions League e Coppa Uefa dal 2005 al 2009, analizzate al microscopio. Segno che gli inquirenti conoscono la materia. Coinvolte molte squadre nell’Est, con schema che non ha bisogno di collaborazione degli avversari: la sconfitta sicura rende più della qualificazione improbabile. Basta uno stopper più morbido, subire gol non è complicato. In altre parole, non siamo di fronte al tennista della domenica che batte Federer per miracolo, ma ad una «assicurazione» della vittoria delle favorite. Se io piccola squadra moldava (esempio a caso) gioco l’andata in casa con il Barcellona (altro nome a caso) dato a 1,20 giusto perché non è al Nou Camp, avrò più probabilità di arricchirmi con l’1,20 del Barcellona che con i premi per il passaggio del turno. Non è un caso che la forma di «tarocco» ad avere generato più scandali nella storia è il «point shaving»: comunissimo negli sport americani, dove la maggior parte delle scommesse avviene sugli scarti (memorabile nel basket la vicenda anni Settanta del Boston College), ma che si sta diffondendo anche nel calcio europeo.

Si tratta semplicemente di accomodare il margine di vittoria, o il risultato a metà gara, in modo da cadere dalla parte in cui l’esito fa comodo ai mandanti dell’operazione. Cosa può far saltare il giochino? Avversari con la stessa idea.

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