la stanza di Mario CerviIl tragico destino del capitano Calistri, martire per errore

Egregio dott. Cervi, sono la figlia del capitano Pietro Calistri, citato nel suo articolo del 31 gennaio. Mio padre, pilota da caccia, citato in numerosi libri di guerra, pluridecorato, aderì alla RSI rispondendo alla chiamata del colonnello Botto, suo comandante dai tempi di Campoformido. Mio padre a causa della sua divisa venne scambiato per il pilota personale del duce e, nonostante i dubbi degli stessi partigiani convinti che quell'ufficiale non avesse nessun coinvolgimento con il fascismo, l'arrivo di Audisio fu decisivo, l'ordine da Milano era di ucciderli tutti. Diversi libri hanno parlato della tragica fine di mio padre, della sua morte affrontata con coraggio e dignità, del suo appuntamento con il destino. Nino Arena in un suo vecchio libro conclude così la parabola umana di mio padre: cadeva in tal modo tragico e ingiusto il valoroso e pluridecorato Comandante della 76esima squadriglia caccia, che aveva operato a lungo in Libia, su Malta in Sicilia dal giugno 1940 al settembre 1943. Come scrive Sergio Gervasutti nel suo ultimo libro in un capitolo a lui dedicato: a quei tempi si poteva morire anche per una divisa.
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Cara amica, l'articolo a mia firma cui lei fa riferimento commentava alcune agghiaccianti fotografie, pubblicate dal quotidiano La Provincia di Como e da noi ripubblicate, nelle quali i prigionieri dei partigiani erano allineati sul lungolago di Dorno, in attesa dell'esecuzione decretata, in una sorta di furia sanguinaria, da Walter Audisio alias colonnello Valerio. Ignoravo la storia del capitano Calistri, e la ringrazio per averla raccontata con affetto filiale. Il capitano Calistri fu dapprima creduto il pilota personale del Duce, il che nell'atmosfera del momento poteva equivalere a una condanna a morte. Condanna che arrivò anche quando si scoprì che era semplicemente un ufficiale dell'aeronautica di Salò. Gli scambi tragici contrassegnarono le ore fosche della mattanza.

S'era ritenuto dapprima che Marcello Petacci, fratello di Claretta, fosse il primogenito di Mussolini, Vittorio. Era invece estraneo alla politica, ma la parentela con la «favorita» - cancellata quella con il Duce - gli costò la vita.

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