la stanza di Mario CerviNessun astio verso Umberto II, ma la storia non si cancella

Caro dottor Cervi, lei si è «accostato con rispetto» all'autobiografia postuma di Miriam Mafai. Peccato non si sia accostato con altrettanto rispetto alla figura di Umberto II recensendo il libro «Un principe nella bufera». Va be' che lei era ufficiale l'8 settembre e ha visto da vicino quanto successe. Ma sono passati tanti anni e l'astio da lei accumulato per questa tragedia dovrebbe essersi attenuato. Non c'è niente di peggio del rancore dei vecchi. Posso pensare che il titolo i sottotitoli e le didascalie del suo articolo non siano farina del suo sacco ma restano tuttavia vergognosi. Ma quali «segreti e debolezze del principe triste?». Un uomo buono, un gran gentiluomo era Umberto II. Sfoghi su altri (ce ne sono molti) il suo inestinguibile malanimo.
Università di Genova

Rispondo brevemente a una lettera, accorciata per motivi di spazio, che addita al pubblico disprezzo una mia recensione: con i conseguenti titoli e sottotitoli. Ho usato rispetto sia verso Miriam Mafai sia verso il Re di maggio. Il che non mi ha impedito di sottolineare le menzogne che i militanti comunisti tipo la giovane Mafai raccontavano agli operai e ai contadini italiani, né di sottolineare il ruolo defilato e passivo che Umberto svolse.

Il rispetto non m'indurrà mai a scrivere che Miriam Mafai volle la democrazia quale i liberali l'intendono, né a scrivere che Umberto -buono e gentiluomo, chi lo nega- ebbe una tempra di decisionista in momenti nei quali di decisionismo e non di fughe l'Italia e la monarchia avrebbero avuto gran bisogno. Il sottotitolo che al professor Vignoli non piace era inappuntabile. Penso che ci sia qualcosa di peggio del rancore dei vecchi, ed è l'intolleranza dei fanatici.

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