Carissimo Cervi,
Non sono d'accordo con Lei che approva i redditi da 1 milione tassati al 75%. E non perché della categoria, i miei redditi sono sempre stati un paio di zeri in meno, ed ho lavorato sodo per averli. Però chi guadagna più di 1milione l'anno, o è un artista come Depardieu, e con il suo lavoro produce indirettamente il lavoro di qualche centinaio di persone, o è un imprenditore che dà ai suoi dipendenti lavoro diretto. Una tassazione così punitiva produce facilmente la reazione «il premio non vale la fatica ed il rischio» o, più volgarmente: «chi me lo fa fare?». E così il centinaio di lavoratori annessi resta a spasso o non viene assunto.
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Caro Logi,
mi spiace di farlo con un contraddittore cortese, ma insisto. nel sostenere il mio punto. So che una tassazione eccessiva può scoraggiare imprenditori e investitori. Non mi sembra tuttavia che una decurtazione del 75 per cento -sui guadagni annui eccedenti il milione di euro, non sul milione-sia penalizzante più del cinquanta per cento o poco meno che affligge il ceto medio italiano, e che lo sta avviando verso una dignitosa povertà. Ammetto che il provento della tassa di Hollande sarebbe modesto. E, per stare alla sua opinione, forse non ne varrebbe la pena. Ma in questa materia vi sono a volte segnali che contano più del fare cassa. Capisco, ci mancherebbe, la ribellione del tartassato Depardieu. Non capisco invece la volontà d'alcuni - tra loro Putin - di proporlo come cavaliere dell'ideale. Statistiche divulgate ora affermano che durante l'attuale crisi gli straricchi sono diventati ancora più ricchi, gli strapoveri ancora più poveri. Questo potrebbe essere un motivo di riflessione più importante di altri derivanti dal «caso» Depardieu.
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