Non sono riuscito a studiare bene la Resistenza al liceo, il professore calcolò male i tempi e ci riducemmo così a fare velocemente l'ultima parte della seconda guerra mondiale per arrivare alla fine del programma. All'Università la feci molto meglio, il programma era ampio ma il corso monografico era proprio sulla guerra partigiana in Liguria. Di una cosa sono certo, e come me tanti altri, che la Resistenza fu un fenomeno cruciale nelle operazioni militari sul fronte italiano. Ciò è tanto più vero se si prende ad esempio il caso, unico nel panorama europeo, di Genova. «A wonderful job» è la celebre frase che il capitano inglese pronunciò all'entrata in città quando la trovò già liberata dai Partigiani senza l'aiuto degli alleati.
Di un'altra cosa sono certo, che noi quella guerra la chiamiamo «di liberazione» per un semplice motivo, perché ci ha liberato dal nazifascismo e ha permesso di poter arrivare alla forma repubblicana dove, almeno fino ad oggi, è contemplata la libertà di pensiero, con una Costituzione avanzatissima, risultato tangibile e sensibile di quelle che furono le anime che si adoperarono, a costo di un pesante tributo di sangue, per darci un mondo migliore. Dati storici questi, non farciti di qualsivoglia pretesa ideologica.
Il fenomeno Resistenza deve essere certamente studiato, analizzato e capito in tutti i suoi aspetti. È qui che dobbiamo prendere alla lettera il significato erodoteo di historia come «ricerca». Questo però non può essere il trampolino di lancio per denigrare coloro che hanno perso la vita per combattere nel nome della libertà, se no non si fa storiografia, si fa soltanto un brutto servizio alla verità storica. Qui si inserisce un'altra mia certezza, quella di quale fosse la parte giusta e quella sbagliata, argomento questo stranamente di notevole discussione. Se il metro è quello di giudicare chi combatte comunque un eroe, come per i repubblichini di Salò, allora dovremmo altrettanto rendere omaggio ai talebani o brigatisti o ancora Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, non combattono e combatterono essi per un ideale che, secondo loro era giusto e patriottico?
In questi giorni è uscito di film di Spike Lee su Sant'Anna di Stazzema. Regista apprezzato per le sue opere di denuncia sociale, con questo film fa un'operazione di superficiale visione storica. E non è vero che la critica ha avuto elogi per il film, basti leggere l'articolo di Mereghetti sul Corriere della sera di venerdì. Nel film la strage viene addebitata ad un traditore partigiano. Dove sta scritto? Chi lo ha raccontato? Il regista ha letto gli atti del processo tenuto alla Spezia, dopo che le carte furono tenute per anni nell'armadio della vergogna, in base al quale sono stati condannati 10 ufficiali della SS? Credo proprio di no, tra l'altro rifiutandosi altresì in modo veramente altezzoso di incontrare rappresentanti dell'Anpi, e allora riteniamo che esso non abbia fatto un bel servizio né alla memoria storica, né a tutti quei cittadini che, non conoscendo la vicenda, rimarranno convinti che l'accaduto fu colpa del partigiano, con le conseguenze che sappiamo, né tanto meno ai pochi sopravvissuti di quell'efferato crimine. La strage fu compiuta dai nazisti con fascisti collaborazionisti, punto e basta, era questo ciò che volevamo sentire dire e vedere nel film del regista americano. Perché questa è ciò che la Storia racconta. L'emissione del suo giudizio, oltre a quello umano, è già stata data.
Noi, giovani comunisti eredi di coloro che hanno scritto una parte importante della storia italiana, di coloro che hanno contribuito a scrivere la Carta Costituzionale, oggi troppe volte messa in soffitta, finché la verità verrà attaccata, da chiunque ed in qualsiasi maniera, continueremo a intonare la nostra «cantilena»: Ora e sempre Resistenza.
Di una cosa sono certo, Benedetto Croce si sbagliava a definire i fascisti come gli Hyksos, i popoli del mare che arrivano, razziano e fuggono, essi sono stati come i Dori che hanno conquistato con la lancia la Grecia all'alba dei tempi.
Noi però non ci arrendiamo.
*Coordinatore Regionale Fgci Liguria
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