Su «Dossier Lombardia» l’impresa che vince grazie all’innovazione

L’Italia guarda alla Lombardia per essere protagonista sui mercati internazionali. È questa poliedrica regione, con le sue imprese e le sue industrie, a tracciare la via della ripresa, a indicare gli asset strategici su cui consolidare il sistema Paese. Un dato che emerge con chiarezza nel nuovo numero di Dossier, in edicola nei prossimi giorni con il Giornale.
«Sono convinta, dopo aver interpellato le numerose aziende presenti sul periodico, che il Paese stia vivendo un momento importante per la sua ricostruzione economica. L’Italia sta rivedendo la luce alla fine di un tunnel -. spiega l’editrice Maria Elena Golfarelli -. A dispetto dei disfattisti, ritengo che solo dopo aver toccato il fondo si possa ripartire. Le piccole e medie imprese stanno mutando forma, i loro presupposti e le loro prerogative ora non sono più autoreferenziali. Gli imprenditori lombardi ci insegnano che per vincere occorre fare rete, diffondere innovazione. Mi auguro che la voglia di fare tipica dei “lumbard” sia un esempio per tutti noi, così come lo deve essere il modello di buon governo costruito negli anni da Roberto Formigoni, presidente della regione».
Dossier, ancora una volta, è lo specchio di un Paese che si distingue, rispetto al resto d’Europa, trovando nelle piccole e medie aziende la sua fonte principale di benessere. «La crisi che abbiamo vissuto ci insegna che il modello capitalistico nato nei Paesi anglosassoni si può declinare anche in maniera differente - sottolinea Golfarelli -. Se in Italia c’è benessere non è per le multinazionali. La nostra principale fonte di ricchezza sono le piccole e medie imprese».
Sul periodico diretto da Raffaele Costa parlano anche i rappresentanti delle associazioni di categoria. Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda, evidenzia la soddisfazione degli imprenditori milanesi per l’adozione del nuovo piano di governo del territorio. «Milano è rimasta per trent’anni senza uno strumento di pianificazione strategica, pur avendo attraversato una profonda e radicale trasformazione del sistema produttivo, del tessuto sociale, della struttura insediativa, della composizione demografica - spiega Meomartini -. Finalmente disponiamo di uno strumento di governo territoriale di cui condividiamo impianto e obiettivi strategici. Auspico che il dibattito dei prossimi mesi lo possa ulteriormente migliorare e possa chiarire gli aspetti che ancora rimangono da definire». «Da quanto evidenzia Meomartini - aggiunge Golfarelli - si capisce come la politica locale stia finalmente comprendendo il ruolo che le piccole e medie imprese rivestono per il territorio. Sono il filo conduttore del suo sviluppo, la sua anima produttiva. Il tramite attraverso cui la cittadinanza può crescere e vivere bene. Tutelandole garantiamo un futuro migliore alle prossime generazioni».
Sempre dalle pagine di Dossier, il senatore Sergio Travaglia auspica la realizzazione di un primo «Manifesto dell’Impresa». Secondo Travaglia, bisogna puntare a un documento «che propugni la fine dell’ostracismo costituzionale per l’impresa e rappresenti la base per sostituire la dominante “egemonia culturale” con un innovativo “primato culturale”, fondato sulla libertà e sul progresso materiale e spirituale della società, come peraltro auspicato dall’articolo 4 della Costituzione». Sugli investimenti in ricerca e sviluppo, infine, interviene Diana Bracco, vicepresidente di Confindustria.

«Per tornare a parlare concretamente di sviluppo, occorre riorientare le nostre politiche industriali sulla ricerca e l’innovazione - dice - . Solo così potremo proteggere il nostro settore manifatturiero e rinnovare in chiave moderna i nostri processi produttivi».

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