Supereuro a 1,53 dollari. Petrolio, nuovo record

La moneta europea tocca 1,5302 dollari. In scia anche il prezzo dell’oro che a Wall Street vola a 990,90 dollari l’oncia a un soffio da quota mille dollari. L'allarme degli economisti: "Serio rischio di contagio dall'affanno statunitense". Petrolio sopra i 104 dollari a barile

Supereuro a 1,53 dollari. Petrolio, nuovo record
Milano - L’euro vola nel finale e supera la soglia di 1,53 dollari. La moneta europea chiude a 1,5283 dollari, sopra il precedente massimo storico di 1,5275 dollari, dopo aver raggiunto un picco di 1,5302. L’impennata dell’euro arriva dopo che il segretario al Tesoro Usa, Henry Paulson ammette che l’economia statunitense è rallentata "sensibilmente". "L’economia Usa - ha dichiarato Paulson nel corso di un’audizione alla Camera - per la combinazione di una significativa correzione del settore immobiliare, degli alti prezzi dell’energia e della crisi del mercato azionario, è rallentata sensibilmente". Tuttavia, ha aggiunto Paulson, "i nostri fondamentali economici di lungo termine sono solidi e credo che la nostra economia continuerà a crescere quest’anno sebbene non rapidamente quanto negli ultimi anni". In precedenza i mercati avevano digerito male i dati sull’occupazione privata statunitense che a febbraio scende a sorpresa di 23mila unità.

Vola il prezzo del petrolio Nuovo massimo storico a New York per i prezzi del petrolio, che sono arrivati a superare anche la soglia psicologica dei 104 dollari al barile. Le quotazioni del greggio balzano a 104,24 dollari al barile, salendo di quasi cinque dollari al barile rispetto all’ultima rilevazione di ieri.

L'allarme degli economisti Il rischio di un "contagio" dell’economia europea da parte di quella statunitense, che è ora in affanno, è serio. A lanciare l’allarme sono tre economisti Giacomo Vaciago, Fiorella Kostoris e Fedele De Novellis che, interpellati dall’Agi, concordano sul fatto che, almeno in parte, gli effetti della crisi dei mutui subprime americani sono già visibili nell’economia e nella finanza del Vecchio continente. "Paradossalmente il rallentamento dell’economia americana è ancora insufficiente - spiega Vaciago, professore ordinario di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano - non riesce a tirare giù il prezzo del petrolio e degli alimentari e allo stesso tempo non riesce a fermare l’inflazione nel resto del mondo". Sembra un paradosso ma, secondo Vaciago, "l’economia statunitense va ancora troppo bene. Fa male solo alle Borse mentre il prezzo del petrolio e delle materie prime è alle stelle". Tutto questo, secondo lo studioso, è causato "dalla speculazione che si è spostata dalla finanza e dal mercato immobiliare a questi settori". Un altro fattore che conferma questa tesi, spiega Vaciago, "è che la Borsa va troppo male rispetto all’andamento dell’economia reale. La nuova bolla ha ora preso di mira il petrolio e le materie prime. La speculazione si è spostata: si vendono le azioni con conseguente calo della Borsa e si punta su questi settori diversi di mercato.

In pratica, dalla finanza si è passati alla terra e al sottosuolo". L’aspetto più negativo del fenomeno è che a farne le spese, in questo caso, è la gente comune o quella più povera che non riesce più ad arrivare alla fine del mese.

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