Dai campi di concentramento alla vita da strada, senza un tetto né una condizione dignitosa. Il destino si è accanito contro Ivgeny Bistaritzky, 71 anni. L'uomo, dopo essere riuscito a scappare insieme alla madre da un campo di concentramento, è diventato un clochard. Da otto mesi vive su una panchina di un lussuoso parco pubblico di Tel Aviv, non lontano dall'ospedale Ichilov, dove tutte le notti va a dormire finito il turno come portiere. Tutti i suoi averi sono contenuti in una sacca: una busta con cibo e sapone, un materassino pieghevole, due magliette, due paia di pantaloni, che lava ogni sera prima di dormire in un bagno di un edificio vicino. Nessuno deve sapere che è un senza tetto: si rade ogni mattina e alla figlia -l'unica parente rimasta che ora vive in Germania- racconta al telefono di fare tutt'altra vita.
Al quotidiano Haaretz Ivgeny ha dichiarato che ha scelto quel parco perché lì si sente sicuro, e nel caso venisse aggredito da qualcuno di sicuro i vicini chiamerebbero la polizia. La storia di Ivgeny inizia quando lui ha solo tre anni e insieme ai genitori viene traferito nel campo di concentramento di Babi Yar. Qui il padre muore e alla madre sparano sotto i suoi occhi, ma si salva. Con lei riesce a scappare mentre nessuno della famiglia a parte loro due si salva. Nel 1993 emigra con la moglie e la figlia in Israele, ad Ariel, ma in seguito la fabbrica in cui erano impiegati viene chiusa. Poi il nuovo lavoro a Tel Aviv, dove si trasferiscono, ma dopo il licenziamento di lui la situazione precipita. Il matrimonio fallisce, la figlia emigra in Germania e Ivgeny ritorna ad Ariel, ma non trova nessuno che affitti una alloggio ad un uomo anziano disoccupato e senza garanzie. Occupa una casa popolare senza acqua corrente né elettricità per otto mesi, poi viene sfrattato e tuttora è alla ricerca di un posto in cui stare, nonostante non sia più disoccupato e per tre anni abbia percepito una pensione minima dalla Germania.
Adesso si sta occupando di lui la Ong Latet, che ha aiutato più di 1.200 sopravvissuti all'Olocausto.
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