«Siamo tamil e crediamo che il governo del nostro Paese sia una dittatura autorizzata. Non vogliamo essere chiamati terroristi, siamo stati costretti a prendere le armi per difenderci». Teambiah Theepan rappresentante delletnia tamil dello Sri Lank, e genovese da moltissimi anni, non ci sta a sentirsi accusare dai cingalesi che oggi, a Genova, sfileranno in corteo per sensibilizzare lopinione pubblica sul genocidio che si sta consumando nellisola di Ceylon. Sono alcune centinaia gli abitanti dellisola di Ceylon che nel corso degli anni si sono trasferiti nel capoluogo ligure dove lavorano come colf e badanti, ma non solo. «E siamo persone pacifiche», prosegue Theepan che difende il diritto dei tamil a difendersi. Oggi i tamil «genovesi» saranno a Biella per la manifestazione che ogni anno si svolge in tutti i Paesi del mondo per ricordare i caduti della guerra che insanguina lo Sri Lanka da molti anni. A Genova, invece, i cingalesi sfileranno da piazza De Ferrari fino a piazza della Vittoria per «denunciare - come spiega Christopher Henry Fernando responsabile della Campagna genovese contro il terrorismo separatista in Sri Lanka - le atrocità commesse dalle Tigri Tamil». Due facce di un popolo che si combatte da tempo e dove pochi mesi fa è saltata la tregue stabilita nel 2000 dopo quasi ventanni di lotte.
Mentre a Genova si manifesta e si discute si aggrava la crisi umanitaria nella parte settentrionale dello Sri Lanka, dove la guerriglia e i continui scontri tra lesercito e le forze dei ribelli tamil, iniziati nel luglio scorso, hanno costretto decine di migliaia di persone a fuggire dalle loro abitazioni, cercando riparo sulle coste indiane o nella boscaglia, lontano dai centri abitati.
Anche gli aiuti umanitari e i soccorsi faticano ad arrivare a chi ne ha bisogno a causa del blocco dellunica autostrada che unisce il paese. In questi mesi lAlto Commissariato Onu per i Rifugiati, ha lanciato appelli per una cessazione delle ostilità, appelli a cui si sono aggiunti gli interventi del Segretario generale dellOnu Kofi Annan e dei Paesi donatori, Unione Europea, Stati Uniti, Giappone e Norvegia.
Ma tutti gli appelli sono caduti nel vuoto, e dopo il fallimento dei colloqui tra i rappresentanti di Colombo e dei rappresentanti tamil a fine ottobre, la situazione è addirittura peggiorata.
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