(...) tutti tutto. In ordine sparso, ricordo d'aver scritto su queste colonne che era tempo di staccare la spina, che dovevamo ripulire il teatro dalla monnezza, come avevamo ripulito Napoli, che una corrente d'aria non può fermare un'orchestra, che il commissariamento era l'unica soluzione e che a dirigerlo avrei visto bene il direttore di un circo.
Nel dire tutti tutto, il rischio, inevitabile, era che ci improvvisassimo Bearzot alla vigilia dei mondiali, scatenando discorsi pericolosissimi come: «se le cose stanno così, chiudiamo il Teatro». Sono discorsi insidiosi, specie nel centrodestra, dove rischiano di essere presi alla lettera. Teatri non vanno chiusi. Come non vanno chiusi i giornali, le scuole, gli ospedali, gli uffici postali. Ma i Teatri devono saper funzionare, come devono funzionare le scuole, la posta, gli ospedali. Trasformare centinaia di lavoratori dello spettacolo, di professionisti, in «fannulloni» è un discorso facile. Come è facile dire che sono troppo alti gli stipendi dei parlamentari o dei consiglieri regionali.
Il Carlo Felice, per riproporre una metafora circense, è come un elefante che tenta esercizi da funambolo. Il teatro d'opera di Genova si porta dietro fin dalla nascita il suo essere sproporzionato. Sproporzionato rispetto alle misure auree di un buon teatro, in cui vogliamo vedere e ascoltare bene, sproporzionato rispetto agli abitanti della Città che stenteranno sempre a riempirlo.
Per questo, caro Massimiliano, sono d'accordo con Te: il Carlo Felice non può non aprirsi alla musica leggera o alle forme di grande teatro spettacolare, penso ai musical londinesi che potrebbero lì essere tranquillamente accolti in cartellone. Questo non vuol dire affatto snaturarlo, né farlo diventare un contenitore adatto per qualsiasi cosa. Questo vuol dire, all'interno di linee artistiche definite, intuire che il Carlo Felice può sopravvivere solo lavorando, solo aprendo il sipario tutti i santi giorni, undici mesi all'anno. E per far questo deve allargare il suo pubblico, deve immaginare tanti pubblici di qualità ma appassionati di generi diversi.
La situazione in cui versa il Teatro dell'Opera è seria.
Il Comune non è in grado di affrontare i problemi del Teatro. Neppure quelli banali. Questo lo si vede ad occhio nudo: il degrado del Teatro, per colpa del Comune, inizia dalla soglia d'ingresso: basta passare di sera sotto i portici del Carlo Felice e li vedremo costantemente trasformati in dormitorio. Nessun si preoccupa del decoro, nessuno della sicurezza, nessuno dell'ordine pubblico.
Sergio Maifredi
*regista
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.