Fombio (Lodi)Chiama la mamma dallufficio: vigilessa finisce condannata per peculato a due anni e due mesi di carcere, pena non sospesa, oltre allinterdizione per un anno dai pubblici uffici. La sentenza di primo grado ieri in tribunale a Lodi mentre teatro della vicenda è Fombio, nel lodigiano, dove la vigilessa aveva il classico posto fisso da anni. Le sono state contestate 800 telefonate dal 2004 al 2006. Tutte partite da uno dei telefoni che aveva in dotazione e in orario di lavoro. Chiamate dirette soprattutto allanziana madre. Ma anche, in misura minore, a parenti e amici. E il comune ha portato la donna alla sbarra. Un anno e otto mesi di carcere, e senza pena sospesa, era stata la già pesante richiesta di pena del pm Giampaolo Melchionna alle battute finali del processo.
Il difensore della donna, lavvocato piacentino Michele Morenghi, aveva provato a spiegare che si trattava di un processo puramente indiziario. Innanzitutto senza prove, a suo dire, nonostante i tabulati portati in aula dal comune perché, come spiega Morenghi: «Tutti i parenti dellagente che risultano contattati in queste telefonate, chiamati dal giudice, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, invocata per vincolo di parentela. Chi dice, dunque, che fosse lei a chiamarli?». E poi il legale ha rimarcato che telefonate dallapparecchio in dotazione della vigilessa sono partite anche mentre lei era in ferie. Ma niente da fare. Il comune, tra laltro, ha provato anche a chiedere 150.000 euro di super risarcimento per il danno subito quando la difesa ha dimostrato che il danno effettivo poteva ammontare a circa 3mila euro. La corte, comunque, in composizione collegiale ha rinviato questa decisione: si vedrà tutto, su questo fronte, in sede civile.
Telefona troppo a mammà: licenziata
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.