Tempi supplementari per Hamas Abu Mazen rinvia il referendum

Il premier Haniyeh mostra disponibilità: «Il dialogo deve continuare». Ma le violenze non si fermano

da Gerusalemme

Il presidente palestinese Abu Mazen ha concesso «tempi supplementari» di almeno due giorni al governo di Hamas per cambiare posizione e approvare un documento che implicitamente riconosce Israele prima di convocare un referendum e sottoporlo direttamente all'approvazione dell’elettorato: lo hanno fatto sapere ieri pomeriggio fonti dell'Olp.
Da parte sua il premier islamico Ismail Haniyeh ha mostrato disponibilità, affermando che «è necessario portare avanti il dialogo» per raggiungere un accordo sull'uscita dalla crisi con il partito Al Fatah del presidente; «Questa è l’unica strada per superare le divergenze», ha detto Haniyeh.
L’altro ieri Abu Mazen aveva lanciato un ultimatum a Hamas: accettare entro la mezzanotte il cosiddetto «documento dei prigionieri», firmato da diversi detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, che prevede in sostanza l’accoglimento del progetto dei due Stati israeliano e palestinese, e quindi di fatto il riconoscimento del diritto all’esistenza di Israele. A mezzanotte Hamas non ha fiatato, ma la mattina dopo il portavoce del movimento islamico Sami Abu Zuhri aveva però chiesto un proroga ad Abu Mazen.
Il presidente ha quindi rinviato di alcuni giorni, dopo una riunione del comitato esecutivo dell'Olp, l'atteso annuncio del referendum sul «documento dei prigionieri».
Il dirigente dell'Olp Yasser Abed Rabbo ha precisato che «entro la fine della settimana il presidente terrà una conferenza stampa per annunciare la convocazione del referendum». Fino a quel momento le trattative con Hamas dovrebbero quindi proseguire. L'Olp, ha aggiunto Rabbo, ha approvato ieri la strategia del presidente. «Hamas ha quindi fino alla fine della settimana - ha chiarito - per cambiare posizione ed accettare il documento».
Il movimento islamico che in marzo ha vinto le prime vere elezioni legislative in Palestina sembra voler cercare di percorrere anche un’altra via per giungere a un compromesso fra le due fazioni palestinesi che si contrappongono non di rado anche con le armi. Khalid Mashaal, capo dell'ufficio politico di Hamas attualmente in esilio a Damasco, si è detto disposto ad accettare la proposta del presidente yemenita Ali Abdullah Saleh di organizzare una serie di incontri sul dialogo interpalestinese in Yemen, dopo il fallimento dell'iniziativa denominata del «dialogo nazionale». Secondo l'emittente satellitare araba «Al Jazeera» la proposta è stata avanzata nel corso di colloqui telefonici che Saleh ha avuto sia con il presidente dell'Anp Abu Mazen, sia con Mashaal.
Ma mentre si cerca il dialogo, tra Hamas e Fatah continuano anche le violenze. Sei persone sono state ferite in maniera non grave ieri a Gaza City da colpi di mortaio sparati contro il quartiere generale della sicurezza preventiva palestinese dal tetto di una casa vicina.

Il colonnello della sicurezza preventiva Yussef Issa ha implicitamente accusato in una conferenza stampa le milizie di Hamas di essere responsabili dell'attacco, affermando che è avvenuto «in seguito alle provocazioni» del deputato islamico Yunis Al Astal. Secondo Issa il parlamentare di Hamas avrebbe affermato in un sermone tenuto in una moschea che «chiunque uccida un agente della sicurezza preventiva andrà in paradiso».

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