Terzo valico, la Liguria scende in piazza

Terzo valico, la Liguria scende in piazza

Una manifestazione di massa, se occorre anche scendendo in piazza e facendosi sentire, per far vedere a tutti quanto è fondamentale la realizzazione del Terzo valico per Genova, la Liguria e l’intero Paese: a proporre l’iniziativa è l’ex governatore della Liguria Sandro Biasotti che, nel corso dei cinque anni di mandato in Regione, si era battuto per togliere l’infrastruttura dall’armadio in cui l’avevano «dimenticata» Claudio Burlando e compagni. «La cancellazione del Terzo Valico è un'operazione concordata a tavolino altrimenti vuol dire che Burlando conta come il due di picche» dichiara adesso Biasotti, pronto a riprendere in mano la questione. Per questo l'ex presidente di centrodestra della Liguria non lesina critiche allo stop dato dal governo al progetto per l'alta velocità Genova-Milano e propone una reazione determinata a livello nazionale. Chiamando direttamente in causa l’autorevolezza e la capacità di Paolo Odone, presidente della Camera di commercio genovese. «La politica, purtroppo - insiste Biasotti - ha abdicato al proprio ruolo. Propongo che il presidente dell’ente camerale, unico rappresentante bi-partisan titolato a rappresentare tutte le categorie, si faccia promotore di una fortissima mobilitazione affinché l'opera venga reinserita immediatamente fra le priorità dello Stato». Intanto lo stesso leader del gruppo «Per la Liguria», assieme ai consiglieri di opposizione, presenterà in Regione un ordine del giorno per chiedere che il presidente del consiglio Giacomo Ronzitti si faccia promotore di una delegazione per un incontro urgente con Prodi, alla presenza dei parlamentari liguri.
Per Biasotti, che ha accanto Gian Domenico Barci, il governo Prodi e l’attuale presidente Burlando sono i «nemici pubblici della Liguria, i veri Attila dello sviluppo. Cancellando il Terzo valico - precisa - renderanno la nostra regione sempre più chiusa e invivibile». Ma gli strali di Biasotti vanno a colpire soprattutto Burlando: «Se fosse stato coerente, avrebbe dovuto minacciare le dimissioni entro dieci giorni e, invece di andare a Berlino a fare il turista, sarebbe dovuto andare a Palazzo Chigi. Fosse stato per me, sarei andato a ribaltare le scrivanie di Palazzo Chigi a Prodi e al suo ministro Bersani». Invece, tutto tace, dalle parti di De Ferrari: «È triste - constata Biasotti - vedere un presidente di Regione che, neanche interpellato, non riesce a far sentire la sua voce su una cosa così importante. Siamo all'ultimo stadio dell'incapacità politica». Secondo l'ex governatore di centrodestra, inoltre, «questa opera, cui si oppongono Verdi, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, avrebbe rappresentato un problema politico enorme», e così «con una scusa, si è creduto di risolvere il problema». Già quando era ministro, nel 1996, come ricorda l’ex governatore, Burlando ha cercato di cancellare il Terzo valico. E oggi «vanifica cinque anni di lavoro fatto da noi. Prima abbiamo sentito dire che non c'erano i soldi, poi che l'opera non era prioritaria.

Quando, finalmente, è stata definita prioritaria e sono stati trovati i finanziamenti, con la presentazione di un piano di fattibilità da parte di un gruppo di banche senza oneri per lo Stato se non rate quarantennali, improvvisamente Bersani ha cancellato il general contractor. Questo vuol dire ripartire da zero. Davvero non possiamo permetterci di perdere questo treno».

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