Lino Ceccarelli
da Arezzo
Il gruppo francese Total-Fina-Elf, quarto produttore mondiale, sta consolidando la propria dimensione in Italia, dove conta quasi 1.500 stazioni di servizio, di cui 57 in autostrada, e un impianto di raffinazione a 12 chilometri da Roma, partecipato per il 28,1% da Erg. Nella sua attività di esplorazione, il gruppo ha individuato in Basilicata, a Tempa Rossa, un giacimento petrolifero che, insieme a Exxon e Shell (entrambe con una quota del 25%), dal 2009 produrrà e raffinerà sul posto 50mila barili il giorno. Unoperazione, questa, su cui Total ha investito 400 milioni. Altre risorse sono state stanziate per il rinnovo della rete di distribuzione, secondo un rivoluzionario progetto che intende consolidare limmagine e le ambizioni di Total. Il primo esempio di ristrutturazione è rappresentato dallarea di servizio di Badia al Pino Est sulla A1, appena inaugurata. «Prosegue laccelerazione al programma di rinnovamento degli impianti autostradali - spiega Benoit Luc, amministratore delegato di Total Italia - e presto altre 10 stazioni saranno trasformate per offrire allutenza il migliore servizio integrato». La compagnia francese contribuisce fortemente alla sicurezza nella circolazione nel nostro Paese, in particolare durante gli esodi e i controesodi estivi. «In questo senso - ricorda Luc - diversi tratti di pavimentazione autostradale sono costruiti con limpiego di bitumi modificati che Total, leader di mercato in Italia, produce a Roma e nelle vicinanze di Torino. In pratica viene garantito il massimo drenaggio in caso di pioggia». Per il gruppo è strategico guardare sempre con ottimismo oltre lorizzonte. Il costo del petrolio fino a che punto rappresenta un interrogativo? «Dieci anni fa - risponde Eric de Menten, responsabile marketing di Total Europa - il prezzo di un barile di greggio era di circa 20 dollari, oggi oscilla intorno ai 70. Laumento non è tanto dipeso dal timore del progressivo impoverimento delle scorte, quanto dallinstabilità politica e dalle tensioni internazionali in determinate aree geografiche. E non è nemmeno un problema di produzione, quanto di raffinazione, se teniamo conto dellesplosione della domanda di carburante in Cina e in India.
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