Un trofeo meritatissimo, il Fiorino d'Oro del XXIV Premio Firenze assegnato a Le stagioni dell'inganno, per la sua «prosa maschia e molto incisiva, ruvida ma non rozza, essenziale fin quasi nell'abuso dell'ellissi per dare maggiore efficacia alle tragiche vicende». Con ritmo vivace e stile quasi giornalistico, Andorno incornicia la storia tra la fine degli anni '30 e la guerra, vissuta dai giovani occhi dei tre amici Rodolfo, Tommaso e Laura, spensierati tra i bagni nel mare di Vernazzola. La guerra si impossessa delle loro vite, dividendoli e tessendo i loro giorni con fili cupi che porteranno Rodolfo, già allontanato dall'amata, a finire detenuto nel campo di Rovegno, comandato proprio da Tommaso
come per un crudele inganno. O il vero inganno è quello che l'ha portato ad arruolarsi e combattere sul fronte russo, per poi rimpatriare devastato nel corpo e nello spirito e legarsi alla scricchiolante Repubblica Sociale? «Quegli anni fantastici, sarebbero stati tali anche senza il fascismo? Non lo sapeva... Ed era come se tutti, o almeno una parte, dovessero scontare il fatto di essersi crogiolati in quelle stagioni mitiche. Fantasmagoriche, anche se sotto - quanto sotto? - C'era il pacco». E qual è invece l'inganno che ha sedotto Tommaso, cucendogli addosso i panni del «nemico»? Sembra quasi che anche il mare sia stato ingannato, un mare disilluso che «non profuma più, ha perso il suo odore e il suo sapore», come tenta di fare credere Laura al suo amore lontano.
Le «stagioni dell'inganno», sembra voler suggerire Andorno, sono tutti quegli uragani che percorrono la storia violentando le vite e le coscienze degli uomini, travolti da correnti che sgretolano la fedeltà verso se stessi. Non pago di riflessioni capaci di scardinare ogni credenza, l'autore si lancia, «contromano», in un epilogo in cui si permette di dubitare della sua stessa penna, rendendo i personaggi infedeli al loro compito come se, una volta creati, vivessero di vita propria. Come se anche loro venissero travolti da un irresistibile inganno. Nella più totale libertà, il lettore può credere a uno o all'altro a seconda dell'empatia riflessa nei personaggi, ricordando che «Il tuo prossimo è soltanto il futuro».
Gianfranco Andorno, Le stagioni dell'inganno, Artemis Edizioni, pagg. 107, 8,00.
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