Politica

Tredicenne marocchina sfregiata con una svastica

Tre adolescenti di Biella hanno aggredito e insultato la ragazzina. L’incisione eseguita con una pietra

Nadia Muratore

da Biella

L'hanno attesa in un vicolo, a pochi passi dalla scuola e poi l'hanno aggredita, vomitandole addosso tutta la loro intolleranza «Sei una negra, qui non ti vogliamo». Dopo aver pronunciato queste parole, tre adolescenti, di età compresa tra i 15 e i 17 anni, si sono scagliati su una ragazzina tredicenne, figlia di una nordafricana e di un italiano, che si stava recando a scuola. L'hanno aggredita, malmenata, insultata e poi, con una pietra, le hanno disegnato una svastica sul braccio. «Così ti ricorderai di noi - le avrebbero detto - e del fastidio che proviamo ogni volta che ci passi accanto». A sole tre settimane dall'episodio di razzismo e violenza accaduto in Spagna, a Oviedo, nei confronti di una ragazza di 24 anni a cui due giovani neonazisti avevano inciso sulla guancia destra una svastica, la violenza razzista torna a colpire. Questa volta in Piemonte, nel piccolo comune di Tollegno, in provincia di Biella dove l'episodio è reso ancora più cruento dal fatto che aggressori e vittima sono minorenni.
L'altra mattina la tranquillità del paese si è spezzata. Gli inquirenti rassicurano gli animi spiegando che «si tratta di un episodio inquietante che nasce in un contesto di bullismo e non ha i tratti del vero e proprio episodio di razzismo», ma sono in molti a chiedere che si vada a fondo della vicenda. Sono i genitori dei compagni della ragazzina aggredita a lanciare l'allarme affinché quanto accaduto non sia sottovalutato. Il sindaco di Biella, Vittorio Barazzotto, ha già chiesto a Provincia e Prefettura di controllare, soprattutto nelle scuole, se esistono problemi di intolleranza. «È un episodio da condannare - ha detto il primo cittadino biellese - e speriamo che si tratti di un fatto sporadico». Già da alcune settimane i neonazisti in erba avevano preso di mira la ragazzina. La seguivano per strada e le gridavano «negra, non sei una di noi». Poi, l'altra mattina, il branco razzista ha aspettato la sua «preda» vicino alla scuola media «Pietro Micca» e ha messo in atto il suo ignobile piano. I tre prima l'hanno insultata e poi hanno iniziato a picchiarla con calci e pugni. Quando la ragazzina è caduta a terra, l'hanno circondata e, mentre due la tenevano ferma, uno di loro le ha inciso sul braccio la svastica, utilizzando una pietra trovata per strada. Dopo l'aggressione la tredicenne, che non aveva parlato con nessuno delle persecuzioni che stava vivendo, ferita e spaventata si è rifugiata nella sua scuola dove, tra le lacrime, ha raccontato a insegnati e compagni quanto le era accaduto. Portata al pronto soccorso, i medici le hanno medicato le ferite e diagnosticato una prognosi di cinque giorni. La madre, rimasta vedova alcuni mesi fa, ha sporto denuncia, e grazie al racconto della bambina, i carabinieri sono riusciti ad individuare i tre baby-neonazisti. Per loro l'accusa è di lesioni personali lievi e ingiurie.
Ora il caso, da Biella, passerà al tribunale dei Minori di Torino. La piccola vittima, nonostante lo choc non ha voluto perdere le lezioni ed è già tornata a scuola. Ieri il presidente della provincia Sergio Scaramal e il sindaco di Tollegno, Pier Giuseppe Acquadro si sono recati a trovare la mamma della piccola. La donna, che vive a Tollegno da qualche anno e lavora in una casa di riposo, ha ringraziato il sindaco e il presidente esprimendo la paura e la preoccupazione per il gravissimo episodio: «Ho pensato di riportare i miei figli in Marocco» avrebbe detto tra le lacrime. «Non abbia più paura - le ha detto Scaramal -, la stragrande maggioranza dei biellesi non è razzista e ha sempre avuto rispetto per gli emigranti. Questo episodio è intollerabile e inqualificabile, ma non rispecchia la realtà biellese fatta di gente che lavora e desidera vivere con sentimenti di pace e di solidarietà.

Occorre però fare una riflessione nella nostra comunità biellese - ha concluso il presidente - a cominciare dagli educatori, per meglio comprendere le origini di un fenomeno che, seppur isolato, non ci si può limitare a definirlo una bravata».

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