di Pier Luigi del Viscovo*
La riforma del lavoro varata dal governo colpisce anche e ancora le automobili aziendali. In cauda venenum: nelle indicazioni di copertura dei costi, oltre alla casa e ai biglietti aerei, viene anche ridotta la deducibilità dei costi per le company car. Si tratta dellennesima vessazione ai danni del sistema produttivo, quello che a parole si vorrebbe rilanciare e nei fatti viene ostacolato. Incidentalmente, anche il prelievo sui biglietti aerei dà la cifra dellattenzione verso uno dei settori su cui dovrebbe poggiare lo sviluppo del Bel Paese.
Ma torniamo alle auto. È pleonastico insistere sulla disparità di trattamento rispetto a chi produce negli altri Paesi europei. Più importante è soffermarsi sugli equilibri e sulle cause che portano a queste continue vessazioni.
Per un mese gli specialisti della comunicazione di questo Paese hanno dirottato lattenzione di tutti sulla modifica dellarticolo 18, che è stato sì migliorato per le imprese, ma resta marginale.
Tutti gli altri contenuti, sulle «partite Iva» mono-mandatarie e sui «contratti a progetto», sono passati in sordina, pur assestando dei colpi durissimi ai costi di produzione della parte sana del Paese, che già paga il conto per tutti. Dunque è evidente che per ribaltare questo andazzo bisogna recuperare visibilità e voce per le categorie produttive, che sono poco o affatto rappresentate dalle grandi organizzazioni sindacali (dei lavoratori e delle imprese).
Se non si trova il modo di far valere le ragioni di chi ogni giorno si alza presto e produce (anche se nevica e nonostante vengano bloccate le città) non si otterrà mai nulla.
Non si tratta di imprese o piccole ditte, ma anche delle persone che in esse prestano lavoro, con professionalità, impegno e dignità. Queste attività oggi ancora resistono e producono ricchezza, per tutti. Ma il ghiaccio si assottiglia sempre più: basta poco e finiamo in acqua. Tutti!
Trentanni fa la misura fu colma e queste persone diedero vita spontaneamente alla marcia dei 40.
Bisogna chiamare anche oggi una marcia dei 40.000 per farsi sentire, con modi garbati e dignitosi, ma fermi e irremovibili. Prima è, meglio è.
*Direttore del Centro studi
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