Troppi veicoli senza polizza e compagnie fantasma che squalificano il settore

Ogni presentazione degli Osservatori Auto Aiba (Associazione italiana brokers assicurativi) è un’occasione per fare il punto su una voce importantissima del bilancio di ogni famiglia italiana, ma anche su un settore importante dell'economia: l’assicurazione auto. Partiamo dalle tariffe di responsabilità civile. «Negli ultimi due anni - spiega Francesco Paparella, presidente di Aiba - sono avvenuti aggiustamenti considerevoli, non semplici ritocchi». Una delle ragioni di questi cambiamenti è la necessità, delle compagnie, di correre ai ripari rispetto a un problema di non redditività dell’attività assicurativa. «Dopo il periodo favorevole 2003-2007 - spiega Paparella - gli indicatori tecnici (i rapporti tra esborsi in indennizzi e raccolta premi, ndr) - sono peggiorati fino a raggiungere quota 108 nel 2009. Lo scorso anno il valore è stato di 103. Ci auguriamo, grazie anche a una riduzione dei costi di gestione e di quelli dei sinistri, che già nel 2011 si possa tornare in positivo, a 99. Difficilmente, però, questo si tradurrà in una diminuzione dei premi».
Quali fattori concorrono a rendere critico il panorama Rca in Italia? Per iniziare da quelli storici, si segnala l’elevata sinistrosità registrata nel nostro Paese e che raggiunge picchi grotteschi in alcune regioni. Un altro problema è quello delle truffe. «A parole - interviene Paparella - tutti vorrebbero l’anagrafe delle truffe. Poi, al momento di passare ai fatti, ci si tira indietro». I problemi della sinistrosità e delle truffe stanno portando diverse compagnie a defilarsi da determinate aree.
E siamo alla scottante questione dei veicoli non assicurati. «Si parla di circa 3 milioni - continua il presidente dei broker - ma probabilmente sono solo due quelli circolanti, mentre gli altri sono in attesa di rottamazione. Basterebbe incrociare le banche dati del Pra e dell’Ania per identificare i proprietari di questi mezzi». A questo si aggiunge la piaga delle «compagnie fantasma». «Si tratta - chiarisce Paparella - di realtà pseudo assicurative che danneggiano il mercato e ne indeboliscono la credibilità. Ci sono stati casi di imprese registrate in Paesi esteri, con norme meno stringenti di quelle italiane e che si sono installate nelle aree del nostro Paese a più elevata sinistralità. Dopo aver raccolto premi offrendo prezzi fuori mercato hanno fatto sparire le loro tracce».


Chi paga nel caso di incidenti causati da guidatori senza assicurazione o assicurati con compagnie fantasma? «Il Fondo Vittime della strada - risponde il presidente di Aiba - che rischia di non essere più autosufficiente, con la conseguenza che le compagnie dovranno aumentare i loro contributi».

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