Roma 11.II 1917
Mio tesoro,
le tue lettere rappresentano te - la mia vita. Domani ti rivedrò, nevero? Alle 5 ½. Come fu caro sentirti ieri sera al telefono. Sento anche ora leco della tua dolcissima voce, che mi turba e mi accarezza. Non ho potuto ancora stabilire come poter vederti, senza tante interruzioni, senza, come dici tu, tante porte che si aprono. Ma credo riusciremo perché sento che sarà, che è il destino che lo vuole.
Sono stato occupatissimo in parlamento, ed oggi ho dovuto fare un discorso piuttosto difficile. Sono stanco, ma sono tutto infervorato dalla spirito della mia Nene. Ti mando un ritaglio del «Piccolo» che forse non avrai veduto, dove è riprodotta unistantanea presa coi parlamentari francesi.
Le tue lettere sono il balsamo della mia vita. Come puoi mai pensare che il nostro incontro mi abbia potuto far cambiare? Esso ha solo fatto ardere più intensamente la fiamma del mio grande amore, il mio irresistibile desiderio di essere tuo. Ora lascia, chio ti baci, e ti ribaci lungamente, la bocca, gli occhi, il collo, tutta - mia adorata Nene.
Tamo.
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