da Imperia
Per riscattare una polizza sulla vita da centomila euro, un immigrato nepalese di 33 anni con lo status di rifugiato politico ha ucciso un uomo, ne ha sistemato il cadavere al volante della propria auto, che ha incendiato simulando un incidente stradale per far credere di essere lui la vittima. È l'accusa con cui i carabinieri e la procura di Imperia hanno fatto arrestare in Francia Roman Antonov e la sua convivente, Maria Antonova, russa di 27 anni, in attesa dello status di rifugiata e madre di tre bambini.
A insospettire i carabinieri del nucleo operativo del Comando Provinciale di Imperia e a fare scoprire la messinscena sono stati la strana traiettoria dell'auto uscita di strada, il rifiuto della convivente di sottoporre i figli al test del Dna, la richiesta dell'immediata cremazione del corpo della vittima.
L'attività investigativa dei carabinieri, coordinata dal pubblico ministero Filippo Maffeo, ha portato all'accusa di omicidio volontario premeditato in concorso.
La vicenda ha inizio all'alba del 14 maggio scorso, era una domenica, quando i carabinieri intervengono per un incidente mortale sulla strada per Vasia, nell'entroterra di Imperia. L'auto, una Citroen Ax, è completamente distrutta dalle fiamme. Dentro c'è un corpo carbonizzato. La vettura ha preso fuoco subito dopo quello che appare l'urto contro un terrapieno. L'abitacolo viene distrutto da un'esplosione perchè nella vettura c'era una bombola di gas da cucina.
Mentre iniziano le ricerche per identificare la vittima, che è irriconoscibile a causa delle ustioni, nel giro di poche ore una donna si presenta ai militari e denuncia la scomparsa del suo convivente. La donna afferma che l'uomo era uscito la sera prima per un lavoro nell'entroterra e doveva rincasare molto tardi. L'auto corrisponde a quella dell'incidente, il pezzo della targa ancora leggibile anche, ma quando i militari chiedono alla donna di sottoporre uno dei tre figli al test del dna per fare il riconoscimento lei rifiuta e, anzi, chiede di potere cremare subito il corpo.
A insospettire i carabinieri anche i risultati dei rilevamenti sul luogo dell'incidente, perchè la traiettoria dell'auto è insolita. La conferma che si è trattato di una messinscena è giunta pochi giorni dopo, quando le autorità francesi che erano state avvertite del giallo dell' auto con targa delle Alpi Marittime, hanno risposto alla segnalazione italiana attraverso il Centro di Cooperazione di polizia e dogana di Ventimiglia: il presunto carbonizzato era stato arrestato dalle parti di Nizza per una vecchia pendenza giudiziaria.
Sull' identità della vittima sono in corso ancora gli accertamenti. Potrebbe trattarsi di un conoscente dell' assassino, non si sa ancora con certezza se russo, ma la procura non conferma nulla in attesa di avere dei riscontri ufficiali.
«L'indagine non è ancora conclusa e alcuni punti dovranno essere chiariti» ha concluso il pm Maffei lasciando intendere che potrebbero esistere degli altri complici.
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