di Luigi Mascheroni
Ieri lIndependent riportava in grande evidenza la notizia di una nuova opera di Michelangelo identificata dallo storico dellarte Antonio Forcellino. Si tratta, o si tratterebbe, di una Crocifissione ospitata alluniversità di Oxford, sinora attribuita a Marcello Venusti, un contemporaneo del Buonarroti. Forcellino, che ha studiato il dipinto con tecniche a raggi infrarossi ed è un superesperto dellopera di Michelangelo (ha lavorato al restauro del Mosè), non ha dubbi: «La differenza tra questopera e il lavoro di Venusti è evidente. Solo Michelangelo avrebbe potuto realizzare un simile capolavoro». La notizia è, o sarebbe, straordinaria. Se non fosse che ultimamente le attribuzioni azzardate sono allordine del giorno. E dei giornali. Prima lEspresso a caccia di scoop che a maggio sbatte in copertina «Il falso Raffaello» sostenendo che La visione di Ezechiele, il celebre dipinto esposto a Firenze, è una copia realizzata dopo la morte del pittore, mentre il vero quadro sarebbe nelle mani di un privato. Ma si scopre presto che è tutta una bufala. Poi, a giugno, il Sole24Ore in cerca di pubblicità per lanciare il nuovo inserto «Domenicale» tira fuori dai cassetti un Caravaggio sconosciuto. Unattribuzione che crolla nel giro di due giorni, seppellita dalle risate dei maggiori studiosi di Caravaggio... Quindi è la volta dei Musei vaticani che il 27 giugno rivelano al mondo che un anonimo Cristo in gloria della loro collezione è in realtà opera del Correggio (cosa già scritta due anni prima da Sgarbi...).
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