Usa Consumi in calo, solo +1,8% il Pil a fine marzo

Ben Bernanke, numero uno della Fed, aveva già messo tutti sull’avviso l’altroieri sulla debole crescita economica del primo trimestre. E infatti: secondo la stima preliminare diffusa dal dipartimento del Commercio, il Pil Usa è salito tra gennaio e marzo dell’1,8%, in decisa frenata rispetto al +3,1% dell’ultimo quarter 2010. La colpa del ritmo più lento dall’aprile-giugno 2010 è dell’aumento dei prezzi che erode il potere d’acquisto dei consumatori, del maltempo e del taglio della spesa pubblica. La Casa Bianca, dunque, non può dirsi completamente soddisfatta: «L’economia si espande da sette trimestri consecutivi. La continua espansione è incoraggiante, ma serve una crescita più veloce per recuperare i posti di lavoro persi con la recessione». Il mercato del lavoro continua infatti a mostrarsi debole: le richieste di sussidio alla disoccupazione sono salite di 25mila unità a quota 429mila.
I rincari di energia e alimentari hanno spinto l’inflazione al 3,8%, l’aumento maggiore dal terzo trimestre 2008: il carovita potrebbe rendere difficile per la Fed mantenere una politica monetaria accomodante e al tempo stesso provocare un ulteriore rallentamento dei consumi. A rallentare la crescita americana nel primo trimestre è stata la brusca battuta d’arresto delle spese pubbliche (-7,9%): si tratta del calo maggiore da oltre un decennio. Anche gli scambi commerciali hanno pesato: le importazioni hanno corso più delle esportazioni, salendo dell’8,6% contro il +4,9% delle vendite all’estero.
Se l’America rallenta, il Giappone frena.

La banca centrale nipponica ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita nell’anno fiscale in corso a un +0,6% contro il +1,6 stimato in precedenza. La ripresa è rinviata all’anno prossimo, quando il Pil crescerà del 2,9% contro il 2% delle precedenti stime.

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